Almeno 439 civili sono morti sinora nella battaglia cominciata il mese scorso che vede le forze lealiste irachene impegnate in un’offensiva per strappare all’Isis la parte ovest di Mosul. Lo afferma l’ong Osservatorio iracheno per i diritti umani. Secondo la stessa fonte 299 dei civili sono stati uccisi dai bombardamenti della Coalizione internazionale a guida americana.
Secondo fonti locali citate dal sito Shafaq news, nell’ultimo episodio segnalato i membri di cinque famiglie sono rimasti uccisi nel crollo dell’edificio che abitavano nel quartiere della Ferrovia, colpito nel raid di un aereo non identificato. Dopo avere conquistato la parte periferica di Mosul ad est del fiume Tigri con un’offensiva lanciata nell’ottobre dell’anno scorso, le forze lealiste hanno cominciato ad avanzare nella parte ovest della città in febbraio, con l’appoggio dei bombardamenti aerei della Coalizione internazionale. Secondo fonti militari irachene, le truppe di Baghdad hanno già riconquistato il 60 per cento dei quartieri occidentali. Decine di migliaia di abitanti sono finora fuggiti per sottrarsi ai combattimenti e ai bombardamenti.
Mosul è la principale roccaforte del sedicente Stato Islamico in Iraq ed è il luogo simbolo della stessa ascesa del Califfato. L’offensiva per la riconquista è scattata lo scorso ottobre. Dopo lo sprint iniziale, la penetrazione nel centro abitato si è rivelata più difficile del previsto e ha rallentato l’avanzata. Un nuovo attacco è iniziato a gennaio. Nelle scorse settimane Abu Bakr al Baghdadi, leader indiscusso dell’Isis, avrebbe ammesso la sconfitta ai suoi luogotenenti e sarebbe fuggito. Dopo aver strappato ai jihadisti zone strategiche, come i palazzi governativi e alcuni ponti sull’Eufrate, le truppe regolari hanno circondato il nemico, ormai in trappola. L’avvicinarsi della disfatta ha creato tensioni all’interno del Daesh. Tra venerdì 10 e sabato 11 marzo un gruppo di tunisini, scontento per la riduzione della paga, ha tentato di ammutinarsi per prendere il controllo della città.