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Il capo della Cia: “Se Kim morisse? Non chiedetemi nulla…”

E se Kim morisse all’improvviso? Meglio non farsi troppe domande o, quantomeno, non farle al numero uno della Cia, Mike Pompeo. Intervenuto a una conferenza stampa sulla sicurezza a Washington, infatti, il direttore della Central intelligence agency ha fornito una risposta definibile perlomeno ambigua a chi gli chiedeva cosa sarebbe successo in caso di una repentina dipartita del dittatore nordcoreano: “Visto la storia della Cia non intendo parlarne – ha detto -, non sarebbe utile”. Ma, al di là delle frasi criptiche pronunciate sulla sorte di Kim, il direttore Pompeo ha parlato della minaccia coreana sotto vari punti di vista, primo fra tutti quello nucleare dal momento che, negli ultimi mesi, il filo della tensione ha vibrato anche e soprattutto per le ripetute minacce di una risoluzione atomica della contesa a distanza fra Washington e Pyongyang, coincise peraltro con il criticatissimo test del 3 settembre, il sesto complessivo.

Pompeo: “Kim quasi pronto a colpirci”

In merito alle possibilità di sviluppare il famoso missile intercontinentale di portata atomica annunciato più volte dal “maresciallo” Kim, le parole di Pompeo sono state tutt’altro che rassicuranti: “Sono sul punto di riuscirci, ormai è irrilevante sapere se succederà domani o tra un mese. Il presidente Trump ha concluso che dobbiamo fare uno sforzo perché non abbia quella capacità”. Più o meno nello stesso contesto si è inserita la controversa dichiarazione su un’eventuale scomparsa del leader del regime. Lo stesso Pompeo, peraltro, nel corso di una precedente conferenza (a luglio), aveva affermato in modo altrettanto criptico che per sopperire alla minaccia nucleare fosse necessario “separare il regime dalle sue armi di distruzione di massa”, da molti letta come una frase emblematica riguardo all’interesse della Cia verso il dittatore. Dovesse accadere qualcosa a Kim, comunque, il direttore ha ribadito di non volerne parlare: “Un incidente… qualcuno potrebbe pensare a una coincidenza”, ha detto suscitando più di qualche ilarità in sala.

Alta tensione

Dichiarazioni, queste, che potrebbero però non piacere dalle parti di Pyongyang dove, già in passato, è stata formulata l’ipotesi che qualcuno potesse attentare alla vita del leader. Anche perché, tralasciando i giri di parole, nelle ultime settimane qualcosa ha iniziato a muoversi anche dal punto di vista militare: risalgono solo all’11 ottobre scorso, infatti, le esercitazioni aeree congiunte fra i B-1B americani e i F-15K di Seul, durante le quali è stata più volte sorvolata la penisola coreana. Una mossa effettuata mentre da Pyongyang veniva sollevata la possibilità di sviluppare anche razzi a corta gittata, dopo mesi passati a mettere in campo provocazioni con missili a lungo raggio. Una partita a scacchi alla quale prestare attenzione, anche in virtù di un’allerta mantenuta alta dallo stesso Pompeo: “Quando si parla di mesi (dallo sviluppo della testata da parte di Pyongyang, ndr) la nostra capacita di comprendere ad un livello preciso a che punto sono è di fatto irrilevante. Il presidente ha ripetutamente chiarito che e’ pronto ad impedire che Kim Jong-un abbia la capacita di mettere a rischio l’America. Anche ricorrendo alla forza militare se necessario”.

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