Giornata di interrogatori eccellenti nella sede dell’Audiencia Nacional, a Madrid. I giudici spagnoli hanno sentito il capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, Josep Lluis Trapero e i presidenti delle grandi organizzazioni della società civile indipendentista Anc e Omnium, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart che risultano indagati per “sedizione” per le manifestazioni pro referendum di Barcellona.
Trapero è uscito dopo circa 2 ore, accolto dagli applausi un gruppo di sostenitori dell’indipendenza catalana cui ha fatto da contraltare il grido “traditore” proveniente da alcuni unionisti. L’ufficiale non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Sanchez e Cuixart, invece, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, sostenendo di non riconoscere l’autorità giudiziaria che li stava interrogando. Se il reato fosse confermato in giudizio i tre rischiano sino a 15 anni di carcere.
Intanto, dopo la sospensione in via cautelare della sessione di lunedì da parte della Corte costituzionale spagnola, Carles Puigdemont ha chiesto di intervenire martedì pomeriggio per “riferire sulla situazione attuale“. Non è ancora chiaro se sarà quella l’occasione giusta per la dichiarazione d’indipendenza. Un gesto che potrebbe provocare conseguenze imprevedibili. Al momento il primo contraccolpo subito dalla Catalogna è di ordine economico. Dopo il Banco Sabadell (che ha spostato la propria sede ad Alicante) e il possibile trasferimento di Caixa bank, anche il presidente della nota ditta produttrice di spumante Cava, Freixnet, José Luis Bonetha annunciato che proporrà al Cda di spostare la sede sociale fuori dalla Catalogna.
Le aziende vogliono scongiurare il rischio di trovarsi al di fuori dell’Unione europea. Anche perché sul punto il commissario per l’Economia, Pierre de Moscovici, è stato chiarissimo: se diventasse indipendente la Catalogna non farebbe parte dell’Ue, visto che Bruxelles riconosce solo la Spagna come Stato. Il caso catalano preoccupa anche la Francia. “Disfare la Spagna significa disfare l’Europa” ha detto dall’ex premier francese, nato a Barcellona, Manuel Valls, intervistato da Bfm-Tv. “Se apriamo il vaso di Pandora – ha avvertito – domani saranno i Paesi Baschi, poi i Paesi Baschi francesi, poi il Nord Italia, e dopo è la guerra”. Per il socialista francese “viviamo da settant’anni in pace, ma dimentichiamo l’essenziale. Parlo come europeo e trovo che l’Europa debba parlare di ciò che accade in Spagna per dire ‘non è possibile‘. La Costituzione spagnola è tra le più democratiche”. Proclamare l’indipendenza sarebbe “una follia“. Il parlamentare dell’Assemblée Nationale ha quindi sottolineato che le immagini delle violenze domenica scorsa erano “chiaramente spaventose e si rivoltano contro il governo centrale“.