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Il Cairo guarda alla Russia per la costruzione di una centrale nucleare

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I governi di Mosca e del Cairo hanno raggiunto un accordo per costruire la prima centrale nucleare nel Paese arabo. Un patto siglato con il kalashnikov che Vladimir Putin avrebbe portato in dono durante una visita ufficiale al presidente Addel-Fattah el-Sisi. Il leader egiziano ha espresso la sua fiducia verso la Russia che parteciperà al progetto di costruzione dell’impianto Dabaa. “Ci auguriamo – ha riferito il presidente – che i nostri amici russi ci aiutino nella costruzione di questa centrale, come è stato fatto negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso”.

Già negli anni scorsi un accordo in materia era stato raggiunto tra Putin e l’allora presidente egiziano Mohammed Mors. Il programma nucleare dell’Egitto risale al 1954, benchè un vero progetto nazionale non sia mai partito. Il primo reattore nucleare è stato acquistato dall’Unione Sovietica nel 1961 e inaugurato da Gamal Abdel Nasser ad Anshas, sul Delta del Nilo. Hanno inciso fortemente sull’arresto nello sviluppo del settore la sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni nel 1967 con Israele, una crisi dell’economia egiziana e la firma del Trattato di non proliferazione nucleare nel 1968, definitivamente sigillata con la tragedia di Chernobyl nel 1986. Con il governo di Mubarak poi è stata avanzata la richiesta di rilanciare il programma nucleare considerata come la soluzione al crescente fabbisogno energetico dell’Egitto.

Il prossimo obiettivo è quindi quello di costruire quattro reattori a Dabaa per una capacità complessiva di 4.000 MW, con il primo in funzione nel 2020. Si tratterebbe di “reattori ad acqua pressurizzata”, che garantiscono maggiore sicurezza e hanno un circuito di raffreddamento supplementare. La Russia interverrà a sostegno del paese arabo nello sviluppo del progetto che permetterà all’Egitto di riaffermare la propria posizione di forza all’interno dell’area mediorientale e di rompere con l’eredità di Mubarak, modificando così i partner internazionali. A livello strategico per il Paese di Putin sarebbe un occasione di ricostruire i legami nella regione mediorientale, dove negli ultimi anni ha perso terreno.

Hortensia Honorati: