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Il backstop divide, caos a Westminster

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Sra la partita Brexit inizia a farsi davvero difficile. La situazione si è complicata a Westminster, dove la premier Theresa May affronta il question time fra una schiera infinita di dubbi e parziali certezze. Durante la discussione in aula, la premier britannica ha reso pubblico il parere legale raccolto dall'attorney general Geoffrey Cox sull'impatto dell'accordo sulla Brexit, stilato ovviamente sul piano elaborato da May e sottoscritto dai 27. Un atto quasi dovuto dopo l'attacco frontale del ministro ombra dei Lab, Keir Starmer, il quale aveva avanzato richiesta formale di ottenere la versione integrale del documento, definendo “un oltraggio al Parlamento” l'iniziale rifiuto della premier. Theresa May, da parte sua, continua a ribadire che il suo governo andrà fino in fondo, che “non revocherà l'articolo 50” del Trattato di Lisbona e che l'uscita dall'Unione avverrà nei tempi previsti. Il problema del voto, però, è tutt'altro che risolto: la questione più intricata rischia di essere il backstop, ovvero la permanenza del Regno Unito nell'unione doganale per far sì che non vi sia un nuovo confine fisico fra l'Irlanda del Nord e l'Eire.

Il nodo backstop

Una soluzione, questa, per così dire di transizione che, in caso, trascenderebbe addirittura il limite previsto dai termini dell'accordo: qualora infatti non si trovasse una soluzione per la questione del confine irlandese entro il 31 dicembre 2020, il backstop partirebbe automaticamente, legando nuovamente la Gran Bretagna all'Europa fino a data da destinarsi (ovvero fin quando un'intesa sul confine non verrà trovata). Una soluzione che snaturerebbe la Brexit a detta di molti all'interno del Parlamento, i quali premono affinché il backstop non venga attuato. La situazione però è ancora più complessa: inizialmente, l'accordo avrebbe dovuto prevedere misure “salvagente” solo per l'Irlanda del Nord ma, ora, con il parere legale reso pubblico è apparso chiaro che la misura riguarderebbe tutto il Regno Unito. May continua a ripetere che la misura sarebbe “d'emergenza”, versione che però non convince il Parlamento. Il consulente legale del governo, Geoffrey Cox, ha spiegato che i termini del backstop potrebbero essere modificate attraverso un nuovo esame della misura, rendendo Londra un unico territorio doganale con l'Ue, ma con solo l'Irlanda del Nord che andrebbe a seguire l'intero codice doganale dell'Ue.

Situazione complicata

La posizione ottimista di Theresa May in proposito (la premier resta convinta che l'accordo non sarà attivato perché l'intesa sul confine irlandese sarà trovata prima) non appare sufficiente a convincere gli scettici e i contrari. Anche gli indipendentisti scozzesi dell'Snp hanno sferrato la loro offensiva contro May, accusata di aver “fuorviato, forse inavvertitamente, il Parlamento” sui termini del backstop e, ora, anche gli alleati del Dup iniziano ad annunciare battaglia in fase di voto, visto che un'intesa ancora non c'è e che un'eventuale attivazione della mossa paracadute potrebbe equivalere a un salto nel buio per l'Irlanda del Nord.

Mattia Damiani: