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I vescovi chiedono le dimissioni di Buhari

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Sono durissime le critiche della Conferenza episcopale nigeriana nei confronti del presidente Muhammadu Buhari dopo l'uccisione di due sacerdoti e di alcuni parrocchiani nelle prime ore dello scorso martedì. I vescovi cattolici accusano il capo di Stato di aver ignorato le continue richieste per un rafforzamento dell'apparato di sicurezza e di aver messo in campo una strategia inefficacie per prevenire gli scontri tra contadini e mandriani musulmani. 

Accusa

“Se il presidente – si legge in una dichiarazione comune della Conferenza -, che ha il dovere di nominare i vertici militari, si rifiuta di richiamarli all'ordine possiamo solo concludere che si tratta di una sceneggiata posta in essere con la sua approvazione”. Di conseguenza, prosegue la nota, “se questo fallimento è dovuto alla mancanza di volontà politica o ad incapacità, crediamo sia giunto il momento (per Buhari ndr) di compiere un gesto d'onore, prendendo in considerazione l'opportunità di un passo indietro per salavare il Paese dal collasso”. Nel comunicato si aggiunge che il presidente ha perso la fiducia dei cittadini, avendo mancato l'obiettivo di assicurare maggiore sicurezza in Nigeria. 

Caso politico

Buhari è acccusato di essere sin troppo clemente con i mandriani, considerate le sue origini Fulani (i pastori semi nomadi di religione musulmana, spesso protagonisti di violenze ed episodi di intolleranza). Insomma, un vero e proprio conflitto di interessi. Entrato in carica nel 2015 aveva promesso di fare quanto in suo potere per porre fine ai disordini. Quella della sicurezza del Paese più popoloso della Nigeria sarà centrale durante la campagna elettorale per le prossime presidenziali, alle quali sarà candidato lo stesso Buhari. Anche perché la regione del Middle Belt comprende una serie di Stati che potrebbero essere decisivi per le fortune dell'attuale presidente. Dopo gli ultimi fatti il Parlamento ha chiesto a Buhari di riferire sul nodo sicurezza e, nel contempo, alcuni deputati hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti dei responsabili dell'ordine pubblico. 

 

Edith Driscoll: