Gli Usa sono ancora presenti in Iraq con 1.600 soldati. Ma il numero potrebbe salire per far fronte alla crisi che il Paese sta vivendo dopo la nascita del Califfato Islamico. Il capo di stato maggiore dell’esercito statunitense, Ray Odierno, ex top commander in Iraq, non ha escluso la possibilità di dover inviare altre truppe allo scopo di individuare gli obbiettivi da colpire con i raid aerei o come supporto logistico alle forze irachene che si trovano in prima linea nella lotta all’Isis. Finora, tuttavia, Barack Obama ha sempre escluso categoricamente la possibilità di incrementare ulteriormente il contingente di terra.
Il presidente americano, secondo un’analisi della Associated Press, in queste ore starebbe riflettendo sul da farsi. Sinora ha mantenuto fede al suo impegno di tenere i soldati Usa fuori dal conflitto iracheno, preferendo la via dei raid aerei e del supporto materiale e militare alla popolazione e alle truppe governative. E tuttavia l’aggravarsi della situazione lo ha già costretto a superare la sua posizione iniziale, che prevedeva un intervento limitato in Iraq. Ora, per il successo finale della missione, potrebbe essere necessario andare oltre.
Obama, in campagna elettorale, si era impegnato a non iniziare nuove guerre americane e a ritirare progressivamente i contingenti. Si tratta di uno dei punti più forti del programma che lo ha portato alla Casa Bianca. Ma (sostiene l’Ap) se ora si rifiutasse di venire incontro alle richieste dei suoi generali potrebbe essere accusato di mettere la sua posizione politica davanti al successo della missione contro il Califfato.