Popolazione drusa al voto per la prima volta in oltre 50 anni. La minoranza etnica – che vive nelle Alture del Golan, occupate da Israele – dovrà scegliere i propri consiglieri municipali nell'ambito delle più ampie elezioni amministrative dello Stato ebraico, in programmma il 30 ottobre. In generale alle urne saranno chiamate 6 milioni di persone, comprese, appunto, quelle che popolano la regione montuosa settentrionale, strappata alla Siria nel 1967.
Questione politica
Le elezioni sono un'occasione che in molti vedono come l'ennesimo tentativo di Israele di legittimare un'annessione mai riconosciuta dalla comunità internazionale. Da qui gli appelli al boicottaggio che fanno presa sulla popolazione; ma c'è anche chi la vede come un'opportunità per i drusi far sentire la loro voce.
La maggioranza dei 23mila drusi che abitano il Golan occupato non hanno mai scelto la cittadinanza israeliana, preferendo la “residenza permanente” nello Stato ebraico che permette loro di votare alle elezioni ma non di candidarsi, opzione ammessa solo per i cittadini. Sono stati proprio degli avvocati drusi, nonostante l'opposizione della dirigenza religiosa, a presentare una petizione di fronte alla Corte Suprema chiedendo che fosse permesso anche a loro di tenere elezioni in modo da poter eleggere un sindaco che migliorasse i servizi per la loro comunità.
Nuove generazioni
Tra i giovani, alcuni per pragmatismo non guardano più alla Siria, distrutta da oltre 7 anni di guerra civile, ma a Israele per le opportunità di studio e lavoro e sono favorevoli al voto, sebbene ammettano che non andranno probabilmente ai seggi perché “c'è chi controlla se voti o meno“. Altri invece mantengono il legame con Damasco: “Siamo siriani, questo voto non è per noi”.