Ha provocato reazioni contrastanti il discorso alla Nazione di Donald Trump che, se da una parte ha giustificato il raid contro Soleimani etichettando il generale come il maggiore terrorista mondiale, dall'altra ha lanciato un ambivalente messaggio all'Iran, mettendo una pietra sopra all'accordo sul nucleare (e alla corsa di Teheran alla atomica) ma anche invitando gli avversari a mettere da parte i rancori e le ambizioni per sedersi al tavolo della pace. Spiragli di apertura che non hanno convinto, né l'Iran né tantomeno la Camera dei Rappresentanti guidata dai rivali democratici che, in fretta e furia, fa passare una risoluzione per limitare i poteri di guerra del presidente, l'Iran War Powers, approvata con 224 voti favorevoli e trasmessa al Senato, dove l'ok è comunque tutt'altro che scontato vista la maggioranza repubblicana.
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La risoluzione
In sostanza, con la risoluzione approvata (la quale non necessita della firma presidenziale) la Camera intende rivedere i poteri presidenziali in fatto di operazioni militari, di fatto sollevandolo in parte dalle facoltà decisionali in luogo di un confronto più dettagliato con il Congresso. Una mossa che Trump ha definito ridicola, augurandosi già alla vigilia del voto “che tutti i repubblicani della Camera votino contro la risoluzione dei poteri di guerra di Crazy Nancy Pelosi”. Un tweet al quale ne sono seguiti altri, in cui il presidente prendeva atto della decisione della prima parte del Congresso ma con la consapevolezza che la Camera alta andrà verosimilmente a mettere un freno all'iniziativa dei democratici il cui obiettivo, a ogni modo, è di rivedere esclusivamente le facoltà presidenziali in relazione al dossier Iran ritenendolo – tenendo conto delle normative contenute nel War Power Act del 1973 – un caso di diversa accezione rispetto ai precedenti. Un punto sul quale Trump è tutt'altro che d'accordo: “Il presidente ha il diritto e il dovere di proteggere il Paese e i cittadini dal terrorismo” ha fatto sapere la Casa Bianca, ribadendo che la decisione di uccidere Soleimani è stata nell'interesse degli Stati Uniti e della Comunità internazionale. Implicitamente, anche questo lo deciderà il Senato.