Theresa May salvata dalla Camera dei Comuni. E' stata infatti respinta la mozione che attribuiva al parlamento un potere di veto nel caso in cui il premier britannico non riuscisse a negoziare un'intesa con l'Unione europea, da cui Londra uscirà in virtù del voto referendario del 2016. La mozione è stata respinta da 319 parlamentari, mentre 303 hanno votato a favore.
Il voto dei Lord
Martedì May aveva rimediato una sconfitta sullo stesso emendamento alla Camera dei Lord, ma ieri è riuscita a negoziare poco prima del voto un accordo con cui riconosce formalmente al Parlamento il diritto di intervenire se il premier farà uscire definitivamente il Paese dalla Ue – la scadenza è fissata per il marzo del prossimo anno – senza un accordo finale. Quest'ultima opzione avrebbe consentito alla May di far pressione sulla stessa Ue. “La sovranità del parlamento viene rispettata”, ha detto il conservatore Dominic Grieve, firmatario dell'emendamento, che ha annunciato la marcia indietro.
Pochi progressi
Nel vertice del 28 e 29 giugno i capi di Stato e di governo dell'Unione Europea a 27 dovrebbero lanciare un appello ai Paesi membri e alle imprese a prepararsi a un mancato accordo con il Regno Unito sulla Brexit, constatando che non ci sono “progressi sostanziali” sulla questione della frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord. “Il Consiglio europeo rinnova il suo appello agli Stati membri e a tutti gli stakeholders (soggetti interessati, ndr) a accelerare il loro lavoro sulla preparazione a tutti i livelli e per tutti gli esiti”, si legge nella bozza di conclusioni del Vertice del 28 e 29 giugno. I leader dell'Ue a 27 dovrebbero salutare positivamente “gli ulteriori progressi fatti su alcune parti del testo legale dell'accordo di ritiro”. Tuttavia il Consiglio europeo esprimerà “la sua preoccupazione per il fatto che nessun progresso sostanziale è stato fatto per un accordo su una soluzione di riserva per Irlanda/Irlanda del Nord”.