AHong Kong, dopo cinque mesi di proteste di massa in piazza – con vittime e feriti negli scontri con la polizia – arriva il trionfo alle urne dei gruppi che si oppongono al controllo della Repubblica Popolare Cinese. I candidati pro democrazia (e quindi anti-governativi) in corsa alle elezioni distrettuali di Hong Kong hanno infatti conquistato quasi il 90% dei seggi, 396 sui 452 in palio, assestando un duro colpo alla governatrice Carrie Lam e al governo centrale di Pechino. Mentre è in ballo ancora l'assegnazione di due seggi, riportano i media locali, il fronte pro-establishment ha perso più di 240 seggi rispetto alla tornata elettorale del 2015. “È uno tsunami”, ha commentato Tommy Cheung, tra i leader del Movimento degli Ombrelli del 2014 e candidato nel distretto di Yuen Long, al confine con la Cina, quando iniziano ad arrivare i primi risultati delle elezioni amministrative.
Fuori il vecchio
I consigli di distretto sono il livello più basso dell’amministrazione dell’ex-colonia britannica: hanno potere consultivo e si occupano di questioni locali – dalla raccolta dei rifiuti alla posizione delle fermate dell’autobus – e, cosa più importante, rappresentano l’unica elezione pienamente democratica nella vita politica della città, l'unico modo per i cittadini di far sentire la pripria voce fuori dalle piazze. Il risultato delle elezioni non è quindi una sorpresa: i mesi di proteste inizialmente contro l'extradition bill ma, successivamente, allargate a una richiesta di maggiore autonomia e, soprattutto, di minore connivenza tra autorità cittadina e governo di Pechino, aveva spinto i cittadini a recarsi in massa alle urne: file chilometriche per recarsi ai seggi elettorali per un'affluenza da record. 71,2% l’affluenza comunicata dalla Commissione per gli affari elettorali. Non a caso, sono uscite sconfitte molte tra le figure più in vista della politica hongkonghese. Tra queste – evidenzia ilsecoloxix – anche il controverso Junius Ho, parlamentare pro-Pechino conosciuto per i suoi commenti incendiari contro i manifestanti. Junius ha perso per oltre 1.200 voti nel suo collegio di Tuen Mun. Mentre nei nuovi consigli di distretto entrano figure come Civil Human Rights Front – la sigla che la scorsa estate ha portato in piazza milioni di hongkonghesi contro la legge sull’estradizione -, Jimmy Sham e Kelvin Lam, subentrato a Joshua Wong dopo che la commissione elettorale aveva fatto decadere la candidatura dell’attivista ventitreenne.