Hope Hicks non è più la direttrice della Comunicazione della Casa Bianca. L'annuncio lo ha dato il 'New York Times', citando fonti vicine alla residenza presidenziale di Washington; più concretamente, i segnali erano nell'aria già da alcuni giorni e, a quanto pare, la stessa Hicks aveva ripetutamente valutato la possibilità di chiudere la sua esperienza a stretto contatto con Donald Trump e con l'entourage amministrativo degli Stati Uniti. Le dimissioni arrivano ad appena 24 ore dall'audizione svolta alla Camera nell'ambito dell'indagine sul Russiagate: ben nove ore durante le quali, in realtà, Hicks ha risposto anche se non a tutto. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha comunque precisato che la decisione dell'ormai ex direttrice della Comunicazione “non ha nulla a che vedere con l'audizione al Congresso”: una dichiarazione che precisa le motivazioni di Hicks e che, allo stesso tempo, conferma l'indiscrezione del quotidiano della Grande Mela.
Hicks, la fedelissima
Come anche altri personaggi di spicco dello staff presidenziale, anche Hope Hicks aveva fatto parte della squadra “trumpista” durante la campagna elettorale del 2016, tanto è vero che, nel congedarla, il presidente ha affermato che la giovane ex direttrice “ha fatto un ottimo lavoro negli ultimi tre anni”. Poi una dichiarazione più confidenziale: “Mi mancherà averla al mio fianco ma quando mi ha parlato di altre opportunità ho capito. Sono sicuro che lavoreremo ancora insieme in futuro”. E, al punto di vista di Trump, si è affiancato uniformemente quello del chief of staff John Kelly, il quale ha definito Hicks “fantastica”, specificando che “dire che ci mancherà è dire poco”. Era da tempo (più o meno dall'addio di Bannon) che la Casa Bianca non perdeva un pezzo così importante, per quanto forse meno mediaticamente appariscente di altri: membro chiave dell'Inner circle di Trump (assieme a Ivanka e a Jared Kushner), la giovane direttrice aveva subito il forte impatto delle dimissioni di Rob Porter (con il quale aveva stretto una relazione), numero due di Kelly accusato dalle sue ex mogli di condotte violente.
Perdita importante
La vicenda Porter e la gestione che Hicks ne aveva avuto, era stata di fatto la prima incrinazione dell'idilliaco rapporto professionale fra lei e il presidente, in quanto il Tycoon aveva poco gradito il fatto di non essere stato consultato sull'evolversi della questione. A ogni modo, appare decisamente difficile che le basi delle dimissioni di Hicks possano poggiarsi su questo. Resta il fatto che con il suo addio salgono a quattro i direttori della Comunicazione ad aver alzato bandiera bianca, anche se i suoi predecessori (Sean Spicer, Michael Dubke e Anthony Scaramucci) non avevano probabilmente la sua stessa influenza all'interno dello staff presidenziale. E questo per molte qualità riconosciute dallo stesso Trump, soprattutto per la sua discrezione (nessuna intervista concessa, molto lavoro dietro le quinte), apprezzata non solo dal presidente ma anche dal resto della squadra. Per ora nessuna informazione sul prossimo incarico. Lei si è limitata a dire di “non avere parole” per manifestare la sua gratitudine al Tycoon del quale, dicono i media made in Usa, pare fosse l'unica a comprendere pienamente i vari stati d'animo e a saper comunicare le notizie peggiori in modo efficace.