Il consiglio legislativo di Hong Kong è riunito per discutere il pacchetto di riforme politiche in vista della votazione che dovrebbe svolgersi il 18 o il 19 giugno. Il progetto è stato al centro di ampie proteste e manifestazioni di centinaia di attivisti per la democrazia. Nel pacchetto è incluso il regolamento per le prossime elezioni generali del 2017 durante le quali per la prima volta i cittadini dell’ex colonia inglese avranno il diritto di indicare il “chief executive” ossia il capo dell’amministrazione della città. Ciò che però è al centro delle rivolte, è il fatto che i candidati dovranno prima essere esaminati da una commissione di Pechino, un passaggio che minaccia l’indipendenza tanto sognata.
Centinaia sono gli agenti schierati davanti alla sede del consiglio legislativo, pronti a sopprimere eventuali disordini da parte dei cittadini. Affinché il pacchetto di riforme venga approvato, è necessaria la maggioranza di due terzi dei voti dell’assemblea. I componenti dell’opposizione, non approvando questo meccanismo e ritenendolo incapace di garantire una selezione democratica nel governo, hanno promesso che voteranno contro nonostante dalla Cina siano giunti appelli per fermare tali atteggiamenti ribelli. Intanto Pechino ha avvertito i cittadini di schierarsi contro “le forze radicali” attive a Hong Kong, ricordando l’arresto nei giorni scorsi, di una decina di persone sospettate di pianificare un attentato dinamitardo.