Dopo il Sexgate e il Lolita express, un altro scandalo in casa Clinton: il Mailgate. Protagonista, questa volta, l’ex first lady Hillary Clinton, colpevole – secondo dettagliate indagini del New York Times – di aver usato la sua mail personale per le comunicazioni ufficiali durante i suoi 4 anni di mandato – dal 2009 al 2013 – alla guida della diplomazia americana, violando così le regole federali a cui devono attenersi tutti i membri del governo.
Un’altra autorevole fonte, il Washington Post, ha rivelato ieri che al dipartimento di Stato – vale a dire proprio il vecchio ministero dell’ex segretario di Stato di Obama – stanno valutando se la Clinton abbia effettivamente violato le regole tese a proteggere le informazioni “sensibili” usando una mail privata oppure nella corrispondenza non erano presenti dati rilevanti.
L’ex first lady, in corsa per le presidenziali del 2016, si è vista costretta ad ammettere l’accaduto e, per maggiore chiarezza, ha chiesto al dipartimento di Stato di divulgare il contenuto di tutta la sua corrispondenza dal 2009 al 2013: “Voglio che il pubblico legga le mie mail. Ho chiesto al dipartimento di diffonderle. Mi hanno detto che le controlleranno per poi pubblicarle il prima possibile”, ha cinguettato su Twitter.
La divulgazione di dati sensibili e di informazioni private a terzi, come l’omicidio dell’ambasciatore americano Chris Stevens avvenuto in Libia l’11 settembre del 2012, è un pericolo concreto. Per questo la commissione parlamentare che indaga sull’uccisione di Stevens e di altri 3 americani a Bengasi ha emesso un’ingiunzione per ottenere dal dipartimento di Stato tutte le mail, non solo della Clinton ma anche del suo staff, sull’episodio.