L’assalto da parte di un commando palestinese ai soldati israeliani nella Spianata delle Moschee che ha causato la morte di due militari oltre che dei tre giovani arabi, rischia di innescare una nuova intifada. Come era prevedibile la tensione non accenna a diminuire dopo che Israele ha deciso, con un provvedimento che non veniva adottato da molti anni, di chiudere la Spianata e vietare la preghiera del venerdì per i musulmani. Per la precisione non accadeva dal 1990. Il processo di pace è in una fase di stallo e ora potrebbe subire un nuovo colpo, soprattutto dopo il comunicato di Hamas che incita a nuovi attacchi. Il movimento islamico, che governa la Striscia di Gaza, ha infatti lanciato un appello a tutti i palestinesi affinché attacchino le forze israeliane, dopo che lo stato ebraico ha imposto la chiusura della Spianata delle Moschee. Nel nuovo comunicato Hamas – che aveva già espresso il suo plauso per l’attacco dei tre giovani provenienti dalla Cisgiordania – ha definito “guerra di religione” la chiusura della Spianata, mentre il portavoce Fawzi Barhoum ha invitato i palestinesi all'”insurrezione” e a prendere di mira l’esercito israeliano e i coloni ebrei in Cisgiordania. Israele ha detto che il sito non verrà riaperto prima di domani.
Appelli alla calma
Sembrano dunque cadere nel vuoto gli inviti alla calma del premier israeliano Netanyahu, che nel “prendere le misure necessarie per la sicurezza dell’area” aveva anche stabilito di non “modificarne lo status quo” (gli ebrei hanno accesso al luogo sacro, che chiamano Monte del Tempio, ma non vi possono pregare). Anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese ha duramente condannato l’attacco nel corso di un colloquio telefonico con Netanyahu ma da anni, ormai, Hamas riesce a fare presa sui palestinesi molto più di Abu Mazen e questo fa seriamente temere la possibilità di nuovi attentati.