Dal rischio guerra al cessate il fuoco annunciato da Hamas. Sembra che la situazione sulla Striscia di Gaza stia lentamente tornando sotto controllo dopo che, in giornata, le offensive reciproche e la morte, annunciata dall'esercito israeliano, di un soldato ferito in modo mortale in un agguato messo in atto da alcuni cecchini di Hamas, avevano fatto esplodere una scia di violenza sul confine che ha portato alla morte di 4 palestinesi (tre nelle milizie di Hamas) e al ferimento di altri 120. La crescente escalation fra le due fazioni ha seriamente rischiato di trasformarsi in guerra aperta, considerando le continue bordate sparate dai tank israeliani verso obiettivi di Hamas e le risposte del movimento con altrettanti colpi di mortaio e razzi verso il Neghev. Ma, quando sembrava che la situazione fosse sul punto di precipitare, ecco che dalla Striscia arriva l'annuncio dell'interruzione delle ostilità: “Con gli sforzi egiziani e delle Nazioni Unite – ha scritto su Twitter il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum -, è stato raggiunto (un accordo, ndr) per tornare alla precedente situazione di cessate il fuoco tra l'occupazione e le fazioni palestinesi”.
L'appello dell'Onu
Per tutta la giornata, il premier Benyamin Netanyahu assieme al suo ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, sono rimasti a Tel Aviv per monitorare la situazione che, man mano, andava facendosi sempre più tesa tanto che un accorato appello alla tregua era arrivato anche dalle Nazioni unite: “Tutti a Gaza facciano un passo indietro – aveva detto l'emissario Onu Nickolay Mladenov -, prima di cadere nel baratro. Non fra una settimana, non domani, subito. Quanti vogliono innescare una nuova guerra fra palestinesi e israeliani non devono riuscire nel loro intento”. Non è chiaro, per ora, a chi fosse riferita l'allusione finale anche se, considerando il recente appoggio dimostrato alle forze palestinesi, il collegamento potrebbe essere stato fatto con l'Iran.
La rivolta
L'ennesima ondata di violenza lungo il confine era scoppiata a seguito dell'approvazione, mercoledì notte, della legge su Israele come Stato-nazione del popolo ebraico. Un gesto che non ha incontrato il gradimento di buona parte della popolazione (che per il 20% è musulmana), con critiche insistenti al premier Netanyahu e, di riflesso, la ribellione delle Brigate Ezzeddin al-Qassama, il braccio armato di Hamas.