E'salito ormai a 20 morti il bilancio delle giornate di protesta antigovernativa in Iran. Nella sola mattinata di oggi, 9 persone sono rimaste uccise nei tafferugli tra manifestanti e Forze dell'ordine, tra queste un bambino di soli 11 anni. Una situazione che, dopo giorni di intensa protesta, sta richiamando sempre più l'attenzione della Comunità internazoinale, Stati Uniti in testa. A parlare del dilagare del malcontento in Iran, dove le motivazioni del dissenso riguardano per la maggior parte il carovita, è stata l'ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Nikki Haley, la quale ne ha parlato in conferenza a New York definendo “ridicole” le tesi alimentate dal Governo riguardo la fomentazione da parte dei nemici: “Il governo iraniano sta cercando di fare ciò che fa sempre – ha affermato -, cioè che le proteste sono state progettate dai nemici: sappiamo tutti che non ha senso”.
La versione di Haley
In un clima di estrema tensione che ha finora portato all'arresto di 450 persone (in maggioranza a Teheran), sono state oltre 50 le città a insorgere contro le politiche di governo, specie in riferimento al drammatico aumento dei prezzi di generi alimentari: “Le Nazioni unite – ha spiegato ancora Haley – devono far sentire la propria voce: i cittadini iraniani chiedono libertà”. Una mission che gli Stati Uniti, secondo l'ambasciatore, hanno il dovere di sostenere “amplificando la voce dei cittadini” e richiedendo, a breve, una sessione di emergenza al Consiglio dei diritti umani a Ginevra. Ma, assieme alle parole della rappresentate della Casa Bianca al Palazzo di vetro, sono arrivati commenti anche da Washington contro le misure adottate da Teheran, in particolare il blocco di internet e dei principali social media, invitando il governo ad “aprire questi siti”. A tale proposito, il ministro iraniano delle Telecomunicazioni, Mohammad Javad Eftekhar Jahromi, ha divulgato un messaggio di scuse alla popolazione incorsa in perdite finanziarie causate dal blocco, speficicando come il governo abbia “seguito le indicazioni del Consiglio supremo di sicurezza nazionale”, sottolineando che “quando la calma sarà tornata, tutte le restrizioni saranno tolte”.
Gli Usa: “Possibili sanzioni”
Nel frattempo, però, l'amministrazione Trump ha iniziato a parlare dell'attuazione della possibilità di imporre più sanzioni all'Iran per la repressione delle proteste. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, ha spiegato che le sanzioni sono uno strumento che gli Usa hanno a disposizione per rispondere al comportamento di Teheran: la principale violazione riguarderebbe i diritti umani, circostanza che gli Usa “stanno esaminando molto attentamente le notizie di qualsiasi abuso potenziale”.