Sto bene e in buona salute, l'esercito è stabile come le nostre montagne verdi, nessun vento può scuoterlo”. Sono le prime parole pronunciate da Khalifa Haftar dopo il suo rientro a Bengasi.
Rientro
Il ritorno in patria dell'uomo forte della Cirenaica era stato annunciato dal sito d'informazione Africagate, in un articolo nel quale si precisava che Haftar era “partito dal Cairo“. Nelle scorse settimane Haftar sarebbe stato ricoverato in un ospedale militare alla periferia di Parigi a seguito di un grave malore. Alcuni siti libici avevano riportato la notizia della sua morte, subito smentita dalla cerchia del generale.
Uomo forte
Solo quattro anni fa, Haftar apparve in Tv per annunciare l'inizio dell'Operazione Dignità per riprendere il controllo di Bengasi, dichiarando la sua “guerra al terrore“, sospendendo la Costituzione ad interim e la sua subordinazione al governo di Tripoli, in pochi lo presero seriamente. Sembrava a tutti l'ennesimo episodio di una guerra civile fatta di tanti piccoli conflitti interni. Al tempo Bengasi era sotto la giurisdizione di diverse milizie islamiste, e pareva a tutti inverosimile che il generale riuscisse a sottrargliela. La seconda città libica nel maggio 2014 era un luogo assolutamente off limits per qualunque ufficiale di sicurezza, poliziotto o militare. Oggi Bengasi è sotto il controllo dell'Esercito dell'est. Haftar, nel frattempo, si era trasformato: da piccolo signore della guerra ad attore politico militare di primo piano sulla frammentata scena libica. Una parte del futuro del Paese passa senz'altro da lui, dall'uomo forte della Cirenaica ricomparso, sorridente e elegante, a Bengasi.