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Haftar a Roma ma la via diplomatica è in salita

Non arrivano scaglionati Haftar e Sarraj: la visita a Roma la mette nell'agenda, come tappa obbligata, il solo generale della Cirenaica. Perché la diplomazia italiana in Libia non c'è andata, così come quella degli altri Paesi che avrebbero dovuto partecipare al vertice di Tripoli a guida Borrell, ma entrambi i leader libici scelgono di incontrare il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, per un mini-vertice (inizialmente ne erano previsti due) dai quali, forse, potrebbe venir fuori l'improvvisa svolta diplomatica alla crisi del Paese nordafricano. Visto che Sarraj è andato prima a Bruxelles, è stato il leader della Cirenaica il primo ad arrivare a Piazza Colonna per incontrare il presidente del Consiglio, nell'ambito di una serie di iniziative diplomatiche del nostro Paese che, prima di allestire due imprevisti incontri con i due principali attori del teatro di guerra libico, ha intrattenuto un incontro di confronto anche con la Turchia, tenuto dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con l'omologo turco Mert Cavusoglu a Istanbul.

Accuse reciproche

Tre ore di colloquio fra Conte e Haftar, con l'Italia che cercava di farsi carico del ruolo di mediatore nel complicato contesto della Libia aprendo le porte del confronto sia ai due leader che alle altre realtà orbitanti. Inevitabile che la Turchia fosse la prima della lista, dopo la decisione di Erdogan (approvata dal Parlamento) di inviare contingenti militari a supporto del governo di unità nazionale (l'unico riconosciuto dall'Onu) attirandosi le ire del generale e leader del Parlamento di Tobruk, accusato da Tripoli di aver disposto il raid contro l'Accademia militare di Hadaba e l'offensiva contro l'aeroporto cittadino, a quanto pare indirizzato verso un gruppo di “mercenari turchi” appena sbarcati in Libia. Accuse respinte categoricamente da Haftar, che ha attribuito a milizie Daesh la strage delle reclute e il raid nello scalo, nonostante la granitica posizione assunta contro Erdogan all'indomani della decisione di sostenere il governo Sarraj.

Tentativo diplomatico

E proprio il presidente del governo riconosciuto dalle Nazioni Unite, dopo la puntata a Bruxelles, era atteso a Palazzo Chigi per trattare gli stessi temi discussi – presumibilmente – da Conte con Haftar: far cessare il fuoco e aprire una via di dialogo che fermerebbe le stragi e andrebbe a smorzare uno dei più preoccupanti focolai del Mediterraneo orientale. A Bruxelles, Sarraj è parso favorevole alla risoluzione della contesa per via diplomatica, sostenendo che “le sofferenze del popolo libico devono terminare all'istante. Non vogliamo che la Libia sia terra di escalation o di guerra per procura. La comunità internazionale deve assumersi la propria responsabilità per terminare questa sofferenza”. Una via diplomatica che, a quanto pare, doveva passare per l'Italia: non è chiara la ragione che ha portato il leader del governo di unità a rinunciare al confronto con Conte. Forse la fuga di notizie o forse l'inaspettata presenza di Haftar: fatto sta che, almeno pre il momento, il tentativo di mediazione subisce un'inaspettata frenata, senza riuscire a definire meglio la situazione in Libia e inasprendo il terreno dello scontro fra governo e opposizioni in Italia. Tutto rimandato, con Haftar che torna il Libia con la richiesta di Conte di cessare le operazioni militari. Troppo poco per ora.

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