Stati Uniti sotto attacco informatico. Secondo quanto riferito da un esponente dell’amministrazione gli hacker avrebbero sottratto dati all’ufficio di gestione del personale fra il maggio 2014 e l’aprile 2015, estratti grazie alle credenziali del contractor. In un primo momento si era parlato di 4,2 milioni di identità rubate ma il bilancio dell’attacco, dietro il quale secondo Washington si nasconderebbe la Cina, sarebbe molto più grave. In totale sarebbero stati compromessi i dati di 21,5 milioni di persone tra dipendenti pubblici presenti, passati e aspiranti tali, i loro familiari e i contractor. Questo cyber-attacco è considerato il peggiore della storia. I punti di accesso degli hacker che hanno violato l’Office of Personnel Management, l’ufficio delle risorse umane cui fanno capo i dipendenti federali, comprendono anche societa’ di reclutamento del personale. Il database governativo preso di mira contiene inoltre i risultati dei controlli di sicurezza sui dipendenti (precedenti penali, debiti ecc.) e dunque informazioni relative non solo al diretto interessato ma a tutta la sua famiglia.
Ma per Usa la minaccia non viene solo dal web. A tenere alto il livello d’allarme è anche il rischio di possibili attacchi da parte di lupi solitari affiliati all’Isis. Nelle ultime quattro-sei settimane l’Fbi ha arrestato oltre 10 persone in uno sforzo che ha permesso di sventare piani per uccidere cittadini americani sul suolo Usa, probabilmente durante le festività del Giorno dell’indipendenza (4 luglio). Lo ha detto il direttore dell’Fbi, James Comey. In un incontro con la stampa al quartier generale della polizia federale, Comey ha spiegato che tutti gli arrestati avevano una qualche connessione con lo Stato Islamico. Non tutti però sono stati necessariamente accusati di atti legati al terrorismo. Il capo dell’Fbi non ha voluto fornire dettagli su nomi specifici o le località in cui potevano verificarsi gli attentati.