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Guerriglia a Parigi

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P è guerriglia a Parigi, presa d'assalto dai “gilet gialli“. La manifestazione, autorizzata dalla prefettura a Champ de Mars alle 14, è iniziata intorno alle 10 sugli Champs Elysees, zona vietata dalle autorità di sicurezza. Tanto è bastato per far scoppiare il caos

Tafferugli

La polizia ha caricato, usando lacrimogeni, getti d'acqua, granate assordanti e manganello, per costringere i manifestanti a indietreggiare. Importanti i danni alle vetrine, alle pensiline e alle strade dove alcuni facinorosi hanno divelto sampietrini con sbarre di ferro per lanciarli contro le forze dell'ordine. Agli scontri stanno partecipando ai tafferugli, secondo quanto riferito dalla tv Bfm, “almeno un centinaio di esponenti dell'estrema destra”. Ingenti i danni all'arredo urbano su quella che i parigini definiscono “la strada più bella del mondo“.

Invasione

Obiettivo dei “gilet gialli”, che protestano contro il caro carburante varato dal governo per scoraggiare l'uso dell'automobile, è incontrare il presidente Emmanuel Macron. La giornata, dopo i 2 morti, i 620 feriti fra i manifestanti e 136 fra i poliziotti della settimana di manifestazioni, si annuncia tesa. A Parigi è anche in programma un'altra manifestazione, #NousToutes, contro tutte le violenze sessiste e sessuali.

Tentativi

Giovedì sera l'esecutivo ha provato a tendere la mano: Macron si è impegnato ad una “nuova rotta” per portare avanti la transizione ecologica ed ha assicurato l'apertura di negoziati inclusivi. “Abbiamo ricevuto il messaggio dei cittadini: un invito ad andare più lontano. Per non essere socialmente inaccettabile, la necessaria transizione ambientale deve essere giusta, equa e democratica“. E ieri il presidente di Lrem della Commissione Affari sociali dell'Assemblea nazionale, Brigitte Bourguignon, ha chiesto una “moratoria” sul rialzo delle tasse sui carburanti in modo da aprire un dialogo “in un clima di pace“. Ma in attesa di annunci concreti, i “gilet gialli” proseguono la loro protesta. Al ministro dell'Interno, Christophe Castaner, allora non restava che appellarsi alla “responsabilità degli organizzatori“. Invito rimasto inascoltato, come dimostra quanto sta avvenendo nella capitale

 

 

Alberto Tuno: