Nonostante la volontà delle istituzioni di riprendere il dialogo con la Grecia solo dopo il referendum, la situazione non è messa a tacere. A rompere il silenzio è innanzitutto il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che afferma deciso: “Rassegnerò le mie dimissioni se vince il sì”. Se invece vincerà il “No”, ha aggiunto, inizieranno i colloqui su un nuovo accordo e “credetemi, l’accordo ci sarà”. Il ministro ha anche accusato l’Europa di “aver preso la decisione politica di chiudere le banche” per costringere i greci ad accettare un accordo non sostenibile. Le banche greche “apriranno regolarmente martedì” prossimo, ha detto ancora Varoufakis, aggiungendo che gli istituti di credito ellenici sono “perfettamente capitalizzati”.
Il secondo a farsi sentire è il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, inviando una lettera formale al premier greco Tsipras, nella quale gli comunica la decisione dei governi dell’Unione monetaria di “non sostenere un’estensione”, del programma di aiuti scaduto il 30 giugno. Questo, perché le condizioni che hanno portato a quella decisione “restano inviariate”.
Anche l’agenzia di rating Moody’s rompe il silenzio con notizie non certo confortanti. Infatti taglia il rating della Grecia, portandolo a Caa3 dal precedente Caa2 e lo mette in osservazione per ulteriori declassamenti. Moody’s ritiene infatti che “senza il sostegno dei creditori la Grecia andrà in default”. “Gli sviluppi degli ultimi mesi hanno messo in luce le distanze tra le parti”, aggiunge, e “questo crea significative difficoltà per raggiungere un accordo di supporto economico duraturo”. Inoltre, “l’annuncio del referendum aggiunge un ulteriore e più acuto rischio per i creditori privati”.
Nel frattempo è difficile fare previsioni proprio l’esito del referendum. Secondo l’ultimo sondaggio MacroPolis il fronte del “si” sarebbe in forte ascesa. Il 47% delle persone interpellate sembra essere favorevole ad accettare le condizioni dei creditori, mentre il 43% avrebbe espresso l’intenzione di votare “no”. Solo il 6,3% degli interpellati si è detto indeciso. Ma la grande incertezza sull’esito popolare è stata confermata ieri da un altro sondaggio analogo pubblicato dal quotidiano Efimerida ton synatkton, il 46% è contro l’accettazione del piano, mentre il 37% vuole che il governo di Atene lo sottoscriva.