A 48 ore dall’ormai probabile default della Grecia e quindi la sua uscita dall’euro, il Parlamento ellenico ha approvato la richiesta del premier Alexis Tsipras di effettuare un referendum domenica prossima 5 luglio per ottenere l’avallo popolare a respingere l’ultima offerta avanzata dai creditori, Ue-Bce-Fmi e Esm. Il voto è arrivato nel corso di una seduta notturna dell’assemblea convocata proprio nel giorno della rottura dei negoziati a Bruxelles sulle nuove condizioni che i creditori internazionali vorrebbero imporre al Paese in cambio di un nuovo piano di aiuti.
Tsipras aveva chiuso il dibattito davanti all’assemblea chiedendo ai suoi connazionali di votare “no” al referendum di domenica per respingere quello che ha definito “l’insulto” ricevuto dai creditori. “Il momento della verità per loro è venuto, il momento di quando vedranno che la Grecia non si arrenderà, che la Grecia non è un gioco cui si può mettere fine. Sono certo che il popolo greco sarà all’altezza delle storiche circostanze ed emetterà un forte no all’ultimatum”. “Non abbiamo voluto accettare la morte lenta dell’economia greca – aveva detto il capo del governo di Atene nel suo intervento -. In ogni caso la nostra volontà per individuare una soluzione percorribile sarà sempre sul tavolo. La Grecia non è semplicemente un turista nella Ue, è un membro con la stessa dignità e gli stessi diritti degli altri”.
L’appello di Tsipras potrebbe però non essere recepito dagli stessi cittadini greci: da un primo sondaggio sulle intenzioni di voto realizzato dalla società demoscopica Alco emerge infatti che la maggioranza della popolazione sarebbe a favore di un nuovo piano di restrizioni pur di continuare ad avere in cambio gli aiuti economici. I sì sono accreditati del 57% dei consensi, contro il 29% di no, mentre il resto è di indecisi.
Con i deputati della sinistra radicale di Syriza hanno votato a favore del referendum quelli di estrema destra della formazione filo-nazista Alba Dorata. Contro la consultazioni i filo-europei di centro-destra di Nea Dimokratia, i socialisti del Pasok, i centristi di To Potami e i comunisti del KKE.