Gli Emirati Arabi Uniti hanno concesso la grazia a Massimo Sacco, imprenditore romanoĀ arrestato lo scorso anno con l'accusa di detenzione e traffico di droga. Lo confermano fonti della Farnesina, secondo cui, grazie anche all'impegno dell'ambasciata italiana ad Abu Dhabi, in stretto raccordo con il ministero degli Esteri, Sacco ha ottenuto la grazia dall'emiro Khalifa bin Zayed al Nahyan eĀ nei prossimi giorni farĆ rientro in Italia.
L'appello
Da 14 mesi stava scontando la condanna a 27 anni. I primi di gennaio l'appello:Ā “Io sto morendo. Cerca di smuovere qualcosa”, aveva detto, chiedendo alla compagna Monia Moscatelli di farsi portavoce del suo appello. Sacco affermava di “aver rifiutato di prendere farmaci che mi avrebbero fatto morire” e di essere “stato sottoposto a torture atroci da parte delle guardie carcerarie, riportando contusioni in tutto in corpo, incrinazione di tre costole, scosse elettriche ai genitali. A seguito delle scosse elettriche ricevute ai genitali il testicolo sinistro ha assunto le dimensioni di un'arancia, mi procura un dolore atroce e mi impedisce di camminare“.
La vicenda
Sacco, nel dettare il messaggio al proprio legale tramite la compagna, aveva ricostruitoĀ la propria storia: “Al momento dell'arresto ero titolare unico di una societĆ di ristrutturazione negli Emirati con appalti milionari. Dopo il mio arresto, con accusa di traffico internazionale di stupefacenti, per 10 grammi di cocaina, senza nessuna prova oggettiva, hanno fatto di tutto per farmi confessare. Ho subito ricatti e botte atroci”. Sacco aveva denunciato nella telefonata le violenze subite anche dalla partner: “Hanno costretto anche la mia compagna, del tutto estranea alla vicenda, a spogliarsi nuda davanti a 10 agenti, tutti uomini, l'hanno costretta ad andare con loro in carcere per una intera notte, il tutto per estorcere a me una falsa dichiarazione, per farmi dire in cambio del suo immediato rilascio che quella droga l'avevo presa in Italia”. L'imprenditore italiano prima di salutare la compagna aveva lanciato un ultimo disperato appello: “Chiama in radio, cerca di smuovere qualcosa. Io sto morendo. Io ci muoio qui. Ho i giorni contati, ho i giorni contati. Ti amo da morire, prova a salvare la mia vita. Vengo a casa lungo. Aiutami”.