Alcuni deputati inglesi vorrebbero svincolarsi dall’Europa: secondo quanto rivela il quotidiano The Guardian, sulla base di fonti provenienti dai Tory, almeno 12 membri dell’attuale governo potrebbero votare per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea se il primo ministro, David Cameron, non riuscisse a rinegoziare i termini dell’appartenenza alla comunità.
Le recenti esternazioni del capo di Gabinetto Oliver Letwin e del segretario alla Cultura, Sajid Javid, segnalano una generale insofferenza per le soffocanti regole europee: secondo il quotidiano inglese, altri esponenti dell’esecutivo e deputati potrebbero esprimersi a favore della cosiddetta “Brexit”, l’uscita del Paese dalla comunità. In particolare, sono sotto il mirino di Cameron i segretari Iain Duncan Sith (Lavoro e previdenza), Chris Grayling (Giustizia) e Theresa Villiers (Irlanda del Nord) e il capogruppo parlamentare Michael Gove.
Cameron, già sotto pressione perché pronunci al più presto un discorso di svolta sulla politica europea e dell’immigrazione, è stato sollecitato da Owen Paterson, ex segretario all’Ambiente e stretto alleato di Duncan Smith, a invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, cioè la clausola di recesso. Inoltre, il deputato ha chiesto un referendum da indire nel 2017, nel caso in cui il premier ottenesse un secondo mandato.
Il quesito, a suo parere, dovrebbe essere su una nuova relazione con l’Ue, sul modello di quella della Norvegia, che non ne fa parte ma appartiene invece allo Spazio economico europeo: il See o Eea, European Economic Area, e all’Associazione europea di libero scambio, l’Aels o Efta, European Free Trade Association. Secondo Paterson la Gran Bretagna guadagnerebbe un maggior controllo sulle frontiere, anche perché lascerebbe la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.