Ci sarà anche il giudice Sergio Moro nell'organigramma del nuovo presidente brasiliano, Jair Bolsonaro. Il magistrato, protagonista della maxi-inchiesta anticorruzione che ha portato, fra le altre, alla condanna dell'ex presidente Lula (12 anni nell'ambito del Lava Jato), ricoprirà il ruolo di capo di un superministero che sarà composto dai dicasteri della Giustizia e della Sicurezza pubblica, ruolo chiave nel governo in fase di formazione dal momento che quasi la maggior parte dei consensi raccolti dal leader del Psl sono arrivati per le sue promesse volte alla risoluzione della piaga della criminalità (e della corruzione) in Brasile. Ad annunciare l'ingresso di Moro nella squadra amministrativa è stato lo stesso Bolsonaro che, su Twitter, ha rivelato che nell'ambito di sicurezza e giustizia il Paese sarà guidato “dal suo programma anticorruzione e anti-crimine organizzato, così come dal suo rispetto per la costituzione e le leggi”.
L'attacco di Hoffman
La nomina del magistrato a superministro, di fatto uno (anzi due) dei dicasteri cruciali per i prossimi anni di amministrazione, ha suscitato reazioni contrastanti in Brasile, proprio in virtù del ruolo ricoperto da Moro durante l'inchiesta Lava Jato, la quale aveva portato all'arresto di Lula, alla sua condanna e, nondimeno, alla sua estromissione dalla corsa a Planalto, per la quale il Tribunale supremo aveva respinto sistematicamente le richieste. In molti, inoltre, hanno rispolverato un'intervista risalente al 2016, nella quale Moro aveva sostenuto il suo disinteresse a ricoprire una veste politica in quanto uomo di giustizia. Un passaggio che il Partito dei lavoratori non ha mancato da sottolineare, con la presidente Gleisi Hoffmann a twittare pesantemente che “il giudice Sergio Moro sarà ministro della giustizia” di un governo che è stato eletto “solo perché Lula è stato condannato ingiustamente e impedito di partecipare alle elezioni”. Più tardi ha rincarato la dose, affermando che Moro “ha aiutato a eleggere” Bolsonaro e che “ora lo aiuterà a governare”.
Bolsonaro: “Ambasciata brasiliana a Gerusalemme”
Nel frattempo, il nuovo presidente brasiliano inizia a impostare la sua politica di governo in ambito internazionale, dichiarando in un'intervista al quotidiano israeliano Ha-Yom la sua intenzione di portare l'ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme, ricalcando quanto fatto da Trump ormai diversi mesi fa. Un'intenzione giustificata, secondo il presidente, dal fatto “Israele è un Paese sovrano. Se decide quale è la sua capitale, noi concordiamo. Quando mi è stato chiesto in campagna elettorale se una volta eletto avrei spostato la nostra ambasciata ho risposto di sì. Voi siete gli unici a decidere quale debba essere la vostra capitale, non altri Paesi”.