Le autorità della Turchia hanno deciso di sospendere 12.801 poliziotti perché sospettati di legami con l’organizzazione di Fetullah Gulen, considerato da Ankara il mandante del tentato golpe del 15 luglio. Lo ha reso noto la direzione generale di sicurezza turca spiegando che la misura è stato adottata in linea con la legge sullo stato di emergenza e che 2.523 agenti interessati sono almeno ufficiali.
Secondo vari media locali, tra i quali l’emittente Ntv e il quotidiano Haberturk, vicino al governo, la decisione è stata presa poco dopo la mezzanotte e sarà trasmessa oggi ai poliziotti interessati. Si tratta di agenti dislocati nelle 81 provincie del Paese, per quanto la maggior parte di loro è concentrata ad Ankara, Smirne, Diyarbakir e Hakkari.
Secondo Ntv, nei due mesi e mezzo trascorsi dal fallito golpe del 15 luglio sono stati sospesi dai loro incarichi circa 130mila dipendenti pubblici. La scorsa settimana, il ministro turco della Giustizia, Nekir Bozdagm, ha confermato la sospensione di 70mila persone e l’arresto di 35mila grazie alla legge sullo stato di emergenza.
Le opposizioni, intanto, protestano per il giro di vite impresso da Erdogan dopo il 15 luglio, e, in generale, contro la sua politica di sicurezza. Secondo Kemal Kilicdaroglu, in carcere ci sono “scrittori, giornalisti e artisti. In questo momento viviamo in una prigione semi-aperta, ma continueremo a resistere”. Parlando alla cerimonia di inaugurazione di un centro culturale nella capitale Ankara, Kilicdaroglu ha attaccato il presidente turco, sottolineando che “nessuna dittatura ha mai favorito le arti o gli artisti”.