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Gli Usa frenano: “I fatti, poi i colloqui”

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Non vi saranno colloqui fino a quando la Corea del Nord non farà seguire azioni alle parole”. Usa parole nette Sarah Huckabee Sanders, portavoce della Casa Bianca, incontrando i giornalisti nella conferenza stampa organizzata a quasi 24 ore dall'annuncio dell'imminente meeting fra Donald Trump e Kim Jong-un. Quanto affermato da Sanders, però, lascia aperti ancora alcuni spiragli sullo svolgimento del summit dell'anno: “Abbiamo bisogno di azioni concrete e verificabili” ha spiegato, specificando che gli Usa “faranno zero concessioni prima dei colloqui”. Il che, in buona sostanza, significa quello che già era stato avanzato già all'annuncio dei colloqui: prima “passi concreti” (verso la denuclearizzazione), poi l'incontro vero e proprio.

Washington attende

Quella annunciata dalla portavoce della Casa Bianca è di fatto una retromarcia di Washington dopo gli ottimistici presupposti di qualche ora fa, quando lo stesso presidente degli Stati Uniti si era detto favorevole a un meeting con il leader nordcoreano, pronosticando addirittura il mese di maggio come possibile periodo di svolgimento. Per ora, data e incontro sembrano essere stati posticipati a tempi migliori, con gli Usa a temporeggiare prima di accettare un faccia a faccia tra i due leader. Un'attesa legata che sembrerebbe orientata a una sorta di verifica dell'atteggiamento di Kim nei due mesi che intercorrono da qui all'eventuale vertice primaverile.

Le sanzioni restano

Nella giornata di ieri anche la delegazione della Corea del Sud in visita a Washington, guidata dal responsabile per la sicurezza nazionale Chung Eui-yong, si era detta ottimista in merito al possibile svolgimento dei colloqui. In serata, però, da Washington è arrivato un atteggiamento più prudente, con Sanders a sottolineare come non solo restino tuttora in vigore le precedenti sanzioni adottate contro Pyongyang ma anche come “non sia prevista alcuna concessione in cambio dell'apertura al dialogo”. Sulla stessa linea anche il presidente, il quale ha però specificato (via Twitter) che “grandi progressi” hanno accompagnato il lungo negoziato (fin qui più una tensione) fra i due Stati.

Mattia Damiani: