Dopo l’inquietante e discusso rapporto del Senato americano sulle torture della Cia, il Pentagono ha reso nota la chiusura del carcere di Bagram in Afganistan e ha dichiarato che gli Stati Uniti non hanno più detenuti in quel Paese. Il sito è stato uno dei simboli delle torture e degli abusi commessi dagli americani in quella che venne poi definita “guerra del terrore”.
Fu nel 2005 che il mondo intero venne a conoscenza delle brutalità compiute nel carcere afghano grazie ad uno scoop del New York Times. Il famoso giornale pubblicò un rapporto militare di circa 2000 pagine in cui erano descritti i macabri dettagli di come nel 2002 vennero uccisi due prigionieri civili afghani: Habibullah e Dilawar – un tassista e un agricoltore – vennero prima appesi al soffitto con delle catene, pestati a sangue, fino alla morte.
La decisione è stata presa dopo la pubblicazione del rapporto del Senato americano sul programma di detenzione della Cia, istituito dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e chiuso nel 2009 da Barack Obama. Dei 119 casi citati nel rapporto, almeno 26 riguardano persone finite per sbaglio nelle prigioni segrete della Cia in Polonia, Lituani, Romania, Afghanistan e Thailandia. Da non tralasciare la prigione di Guantanamo.
Infatti proprio pochi giorni fa sei detenuti– quattro siriani, un palestinese e un tunisino – sono stati trasferiti in Uruguay dal carcere militare americano sull’isola di Cuba, dove tuttora sono presenti 136 uomini, anche se Barack Obama nel 2008 aveva promesso la chiusura del carcere.