Il Pentagono è pronto a offrire risarcimenti ai parenti delle persone uccise nell’ospedale afghano di Kunduz gestito da Medici senza Frontiere (Msf) e ai feriti. L’ospedale era stato bombardato dalle forze Usa della missione Nato in Afghanistan il 3 ottobre scorso provocando la morte di 22 persone – di cui 12 operatori sanitari e di sette pazienti, tra cui 3 bambini – oltre una trentina di feriti e decine di dispersi. “L’edificio principale dell’ospedale dove il personale medico si prendeva cura dei pazienti – scriveva poco dopo l’attacco Msf in una nota – è stato colpito ripetutamente e con estrema precisione nel corso di un’incursione aerea, mentre il resto del compound è stato lasciato intatto. Condanniamo questo attacco – concludeva – che costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario”.
“Il Dipartimento della difesa – ha dichiarato il portavoce Peter Cook – crede che sia importante lavorare alle conseguenze del tragico incidente”. “Uno dei passi che il Dipartimento potrebbe fare – ha aggiunto Cook – è una compensazione adeguata per i civili non combattenti feriti e le famiglie dei civili non combattenti uccisi” da determinare attraverso contatti con coloro che sono rimasti coinvolti nella tragedia.
Già nei giorni scorsi il presidente Usa Barack Obama aveva chiesto scusa a Medici senza frontiere e telefonato al presidente afghano per le condoglianze. Obama, rimarcando il proprio cordoglio per i medici e i civili rimasti uccisi nel “tragico incidente” a Kunduz, aveva precisato però di voler aspettare i risultati dell’inchiesta del Pentagono “prima di esprimere qualsiasi giudizio”. Il raid aereo statunitense era stato motivato dalla presunta presenza di talebani nascosti nella struttura ospedaliera. Msf però aveva prontamente smentito che ci fossero dei terroristi in loco. Al momento dell’attacco, nell’ospedale erano presenti oltre 180 persone. Nel frattempo, i feriti e i pazienti sono stati trasferiti in altre strutture.