Giovedì 5 ottobre a Bengasi andrà in scena l’importante incontro fra il comandante generale dell’esercito libico, Khalifa Haftar, e l’inviato Onu Ghassan Salamè. Lo ha rivelato lo stesso ex ufficiale gheddafiano all’Aki-Adnkronos international, precisando che il faccia a faccia “si svolgerà presso la sede del comando generale dell’esercito”. Nel corso dell’incontro, saranno presi in esame “i risultati raggiunti dalle parti nel corso delle riunioni di Tunisi” e saranno proposte “soluzioni alla crisi attuale“.
Allo stesso tempo, il generale ha smentito di aver incontrato i leader dei gruppi armati “a Roma o in qualsiasi altro luogo”, precisando di essere “contrario al principio di sedere con qualsiasi leader di questi gruppi armati irregolari“. Haftar ha definito quella di Sabrata “una guerra legittima tra ufficiali dell’esercito nazionale libico da un lato e gruppi armati che praticano il terrorismo e il contrabbando di esseri umani”, una guerra che “non si fermerà fino a che questi gruppi non deporranno le armi, non libereranno i cittadini presi in ostaggio e non si consegneranno gli elementi stranieri che combattono con loro“.
Nei giorni scorsi sul quotidiano arabo Al Hayat sono state riportate indiscrezioni sul ruolo che l’uomo forte della Cirenaica potrebbe ricoprire nel futuro governo unitario libico. L’intesa che si profilerebbe a Tunisi (dove sono in corso i negoziati per la modifica degli accordi di Skhirat) è quella di affidare a Haftar il ruolo di “ministro della Difesa e comandante delle forze armate” a patto che la carica di “comandante supremo” vada a un “Consiglio presidenziale tripartito“.
Il lavori del Comitato congiunto di stesura degli emendamenti all’Accordo politico libico (Lpa), iniziati martedì e giunti alla loro quarta giornata, si inquadrano nel “piano di azione” annunciato la settimana scorso dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia Salamé. Quanto la situazione resti fragile e tesa in Libia è però testimoniato dagli scontri che da quasi due settimane contrappongono due milizie a Sabrata, città a ovest di Tripoli: dai resoconti dei media, soprattutto quelli del Libya Herald, i combattimenti che hanno ucciso diversi civili e almeno 13 miliziani si profilano come un confronto per procura tra Haftar e il premier Fayez Al Sarraj incentrato su chi debba frenare il traffico di migranti.