Ventisette i poliziotti rapiti dall’Isis e uccisi nella provincia occidentale di Al Anbar e 45 le persone arse vive nello stesso territorio. E’ quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio provinciale Sabah Karhut, il quale spiega che il sequestro è avvenuto durante un attacco da parte degli jihadisti a Baghdadi, 200 chilometri a Ovest di Baghdad.
Proprio ieri il primo ministro iracheno aveva dichiarato che è quasi tutto pronto per l’offensiva militare di terra che entro la fine dell’anno dovrebbe liberare la città di Mosul dal controllo del Califfato. Una dichiarazione quella del premier che è stata presto vendicata dallo Stato Islamico. “Abbiamo ricevuto informazioni secondo le quali l’Isis ha giustiziato 27 agenti che aveva rapito e ha gettato i corpi nell’Eufrate”, ha detto Karhut. La notizia del massacro fino ad ora non è confermata da altre fonti.
Jassem al Halbusy, un altro membro del Consiglio provinciale, ha spiegato come gli uomini dell’Isis si siano organizzati per impedire l’avanzamento dell’esercito iracheno posizionando mine in tutto il territorio e schierando centinaia di cecchini lungo la strada tra Baghdadi e la base di Ayn al Asaad. Alcune fonti parlerebbero di un insediamento di jihadisti in un compound residenziale poco fuori la città dove vivono 1200 famiglie per la maggior parte di poliziotti, soldati e impiegati statali.
Intanto dall’Università egiziana di al-Azhar , uno dei principali centri di insegnamento dell’Islam, è stato emesso un decreto che proibisce ai musulmani di guardare o diffondere il video che mostra l’esecuzione in Libia dei 21 cristiani copti e inoltre invita tutte le emittenti del Paese a non pubblicare i “crimini dei terroristi” per evitare il “sinistro scopo” di aumentare l’effetto “islamofobia” che sta prendendo sempre più piede distorcendo l’immagine dell’Islam in tutto il mondo.