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Giordania, rilasciato l’attentatore di Naharyim: nel 1997 uccise 7 bambine

Il 13 marzo del 1997 uccise sette bambine mettendo in atto un folle attentato terroristico all’Isola della Pace, in località Naharyim, al confine tra Israele e Giordania. Venti anni dopo, secondo quanto riportato dai media israeliani, Ahmad Daqamesh è stato rilasciato dalle autorità giordane nella notte fra l’11 e il 12 marzo, dopo aver scontato la sua pena detentiva, e avrebbe fatto ritorno nel suo villaggio natale di Idivir, nel nord del Paese. L’uomo infierì sulle minorenni, alunne di un istituto scolastico di Beit Shemesh, durante la loro gita scolastica: all’epoca dei fatti, Daqamesh era un soldato dell’esercito giordano, quel giorno di stanza presso la località turistica. Il militare aprì il fuoco non appena le ragazze misero piede fuori dal pullman che le accompagnava. Immediatamente caddero sette bambine, ma Daqamesh ne ferì altre cinque oltre a una loro insegnante, prima che il suo fucile si inceppasse e venisse bloccato dai commilitoni. La sentenza del tribunale militare decretò la sua instabilità mentale e commutò la probabile pena capitale alla prigione a vita (ossia 20 anni di carcere, secondo la legge della Giordania).

Il post massacro

L’evento del 1997 è ricordato come il Massacro dell’Isola della Pace e, allora, creò orrore e sbigottimento non solo Israele ma anche in Giordania, con il re Hussein che, personalmente, si recò oltreconfine per la commemorazione delle vittime, tutte fra i 13 e i 14 anni, e per incontrare le loro famiglie, presenziando alla cerimonia di lutto ebraico. In diretta televisiva arrivarono anche le scuse da parte del sovrano giordano, il quale conferì con i genitori delle giovanissime studentesse dicendo “tua figlia è come mia figlia. La vostra perdita è la mia perdita”. Quello che è successo è “un crimine che è una vergogna per tutti noi… mi sento come se avessi perso un figlio mio”. Hussein, in seguito, si recò anche nell’ospedale dove erano ricoverate le altre ragazze rimaste ferite, offrendo supporto economico alle loro famiglie.

Di rimando, l’attentatore dell’Isola della Pace, come ricordato dai media, si è quasi immediatamente conquistato la dimensione di figura eroica per le fazioni estremiste giordane in opposizione a Israele, guidate da nazionalisti a oltranza e islamisti. Peraltro, alcune di queste, nonostante la gravità di quanto accaduto, non videro di buon occhio nemmeno l’atto di scuse, definito di “prostrazione”, del re all’indomani della strage. Al contrario, il gesto del re contribuì ad avvicinare i due Paesi.

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