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Giappone: rinviato lo smantellamento della centrale di Fukushima

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Tokyo ritarderà di 3 anni l’avvio delle operazioni di smantellamento della centrale nucleare di di Fukushima Daichi, a causa dell’alto livello delle radiazioni presenti. La decisione giunge a due anni dall’approvazione del precedente piano di revisione, ma secondo il governo nipponico non verrà modificata la durata finale del progetto di disfacimento della struttura, tra i 30 e i 40 anni.

Una commissione ministeriale ha approvato i cambiamenti richiesti dal gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), e lo stesso governo, specificando che la rimozione delle barre di combustibile all’interno delle vasche di contenimento dei reattori numero 1 e 2, inizierà nel 2023, mentre quelle del reattore numero 3 come pianificato nell’anno fiscale 2018.

Nella catastrofe del marzo 2011, a seguito del terremoto di magnitudo 9 e dello tsunami, la parte dell’edificio che conteneva il reattore numero 1 è stata danneggiata da un’esplosione di idrogeno, provocando la fuoriuscita di materiale radioattivo.

La centrale è situata presso Naraha nella Prefettura di Fukushima. A causa del maremoto i gruppi elettrogeni di sicurezza alimentati da motori diesel vennero allagati perché erano posizionati ad una quota di pochi metri sul livello del mare; questo causò la mancanza di corrente elettrica ed il blocco dei principali sistemi di raffreddamento in tre reattori. Questi ultimi erano stati fermati automaticamente al momento della scossa, ma il loro corretto spegnimento avrebbe richiesto la dissipazione del calore residuo di reazione per un periodo di vari giorni, invece non si riuscì a riprenderne il controllo e nel corso dei due giorni successivi, in momenti diversi, i noccioli di tutti e tre i reattori subirono il meltdown completo.

Inizialmente classificato come grado 5, l’incidente fu poi innalzato al grado 7 della Scala Ienes a partire dall’11 aprile 2011. Nel loro insieme gli eventi di Fukushima costituiscono quindi l’unico incidente nucleare la cui gravità è stata classificata dello stesso grado del disastro di Chernobyl del 26 aprime 1986.

Alberto Tuno: