Resta alta la tensione sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi scontri tra alcuni palestinesi e la polizia israeliana. Negli incidenti dei giorni passati, oltre 100 palestinesi erano rimasti feriti o intossicati, dopo l’intervento delle forze dell’ordine che avevano usato anche gas lacrimogeni. Nel frattempo, in previsione della preghiera musulmana del venerdì, la polizia ha schierato complessivamente 4.500 agenti. Nella scorsa notte – riportano i media – si sono avuti almeno tre incidenti con veicoli israeliani, tra i quali un autobus, colpiti da bombe incendiarie e pietre. L’esercito ha confermato di aver sparato e colpito un palestinese e di averne arrestato un altro. Inoltre le autorità locali hanno deciso di blindare l’accesso al Monte del Tempio, permettendo l’ingresso al luogo sacro solo agli uomini al di sopra di 40 anni.
Nel frattempo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha rivolto un invito alla calma sulla Spianata delle Moschee, nella Città Vecchia di Gerusalemme, teatro negli ultimi giorni di scontri anche molto violenti. Con una dichiarazione unanime i 15 membri del Consiglio hanno espresso “la loro viva preoccupazione a proposito dell’escalation della tensione a Gerusalemme”, invitando a dare dimostrazione di “moderazione e ad astenersi da azioni o discorsi provocatori e a mantenere lo status quo con le parole e in pratica”.
L’Onu reclama il “pieno rispetto delle leggi internazionali e dei diritti dell’uomo” ed esorta “tutte le parti a cooperare per sciogliere la tensione e scoraggiare la violenza sui luoghi santi di Gerusalemme”. Ieri il re saudita Salman ha lanciato un appello al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e ai Paesi del Consiglio di Sicurezza perché prendano “misure urgenti” dopo gli scontri nel complesso dalla moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, sito sacro sia a musulmani sia a ebrei.
I fedeli musulmani temono che Israele voglia cambiare le regole per l’accesso alla Spianata, sotto la pressione degli estremisti di destra nel governo che chiedono maggiore accesso e in qualche caso la costruzione di un nuovo tempio. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto più volte di essere favorevole allo “status quo”, ma i palestinesi non si fidano. Il presidente palestinese Mahmud Abbas ha accusato Israele di “alimentare una guerra senza soste contro di noi a Gerusalemme”.