Si aggrava il bilancio delle vittime del gay pride di Gerusalemme. Tra i sei feriti di giovedì pomeriggio, la sedicenne Shira Banki non ce l’ha fatta ed è morta ieri a causa delle ferite riportate dopo l’attentato. Lo rende noto un portavoce della polizia Luba Samri.
L’assalitore, un ultraortodosso che già in passato aveva aggredito cinque persone durante la stessa parata, è ora accusato di omicidio. “Non consentiremo al disgustoso assassino di alterare i valori basilari su cui si fonda la società israeliana – ha dichiarato Netanyahu – Condanniamo con disprezzo il tentativo di imporre fra di noi l’odio e la violenza. Agiremo affinché il responsabile riceva la pena che merita”.
Il premier ha sottolineato questa mattina che saranno adottate politiche di “tolleranza zero” verso ogni forma di estremismo o fanatismo, come nel caso dei giorni scorsi in cui è stata data alle fiamme la casa di una famiglia palestinese in Cisgiordania, provocando la morte di una bambino di 18 mesi. “Siamo determinati a combattere in modo aggressivo questi fenomeni di odio, fanatismo e terrorismo. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a crimini orribili – aveva detto durante una riunione del governo, prima della morte di Banki, riferendosi perà anche all’accoltellamento di Shira e di altri cinque manifestanti al Gay pride a Gerusalemme – La nostra politica nei confronti di questi crimini è tolleranza zero”.