E'stata una giornata di sangue sulla Striscia di Gaza, una delle più terribili in termini di vite umane perdute. Una strage, “una tragedia”, come l'ha definita il governo britannico, uno dei tanti Paesi che hanno condannato quanto accaduto in Medio Oriente, dove almeno 58 palestinesi sono rimasti uccisi negli scontri seguiti all'apertura dell'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. Un inferno di fuoco che ha incontrato il disappunto del Regno Unito il quale, se da una parte ha accusato “elementi estremisti di aver cercato di strumentalizzare le manifestazioni per i loro scopi violenti”, dall'altra si è detta “estremamente preoccupato dal grande volume di fuoco” alzato da Israele, pur riconoscendo il suo “diritto a difendere i propri confini”, così come quello dei palestinesi di “manifestare pacificamente”. La Gran Bretagna, da parte sua, resta “impegnata in favore di una soluzione di pace fondata sui due Stati, con Gerusalemme capitale condivisa”.
“Orribile massacro”
La nota rilasciata dal sottosegretario agli Esteri con delega per il Medio Oriente, Alistair Burt, rispecchia la maggior parte dei commenti piovuti dalla Comunità internazionale sugli scontri di Gaza, durante i quali decine di persone hanno perso la vita. La maggior parte di queste, sono state uccise dal fuoco israeliano nei pressi del confine, nel corso delle manifestazioni di protesta organizzate in concomitanza con l'apertura dell'ambasciata. Secondo quanto riportato dai cronisti della Cnn, anche un carro armato si sarebbe mosso in direzione dei dimostranti, nella zona di confine di Malaka, così come di droni israeliani che hanno lanciato sulla folla dei gas lacrimogeni. I funzionari palestinesi hanno tacciato il governo d'Israele di aver commesso “un orribile massacro”, mentre il locale Ministero della Sanità ha diramato un comunicato nel quale afferma che quasi 3000 persone hanno riportato ferite e che alcuni morti sono ancora senza nome.
Accuse ad Hamas
Come accaduto durante la Giornata della Terra, qualche settimana fa, in zona di confine i manifestanti palestinesi si sono radunati in massa, trasportati da camion e, in molti casi, arrivati a ridosso della linea di frontiera sorvegliata dai tank. Secondo le Forze armate israeliane, i manifestanti hanno lanciato bombe molotov, pneumatici bruciati e pietre contro i soldati israeliani posizionati lungo la recinzione. Le Forze di Difesa israeliane (Idf), hanno parlato anche di un attacco sventato nei pressi di Rafah, a ridosso del confine con l'Egitto: il tentativo sarebbe stato operato da tre palestinesi nel corso di “una manifestazione particolarmente violenta”. Le Idf, inoltre, hanno accusato Hamas di aver “guidato un'operazione terroristica”, incitando decine di migliaia di manifestanti a radunarsi lungo il confine.