Si sono concluse con un buco nell’acqua, secondo la stampa palestinese, le trattative condotte a Gaza dall’emissario dell’Onu Nikolay Mladenov con il leader di Hamas Ismail Haniyeh che avevano l’obiettivo di sanare i contrasti politici col presidente dell’Anp, Abu Mazen, ed alleviare così le condizioni di vita dei due milioni di abitanti della Striscia. Hamas, secondo la stampa, si rifiuta ancora di cedere all’Anp le leve di potere a Gaza.
Nei giorni scorsi Mladenov ha incontrato i vertici di Hamas per trovare una soluzione alla crisi elettrica che da giorni sta funestando Gaza. Secondo il giornale Al-Hayat, Mladenov avrebbe proposto ad Hamas che l’Ue si faccia carico dell’imposta di consumo sul combustibile diesel in ingresso nella città per alimentare la centrale elettrica che la fazione islamica e l’Anp si rifiutano di pagare. Come contropartita Mladenov ha chiesto la messa a punto di un sistema trasparente di gestione dell’elettricità e del modo con cui sarà tassata.
Intanto si moltiplicano le voci di una intesa di massima di Hamas con l’Egitto che prevede – oltre ad una più stretta cooperazione di sicurezza sul confine – un coinvolgimento crescente nei progetti di assistenza a Gaza di Mohammed Dahlan, un ex dirigente di al-Fatah espulso dal movimento per contrasti con Abu Mazen. In un’intervista al giornale giordano al-Ghad un dirigente di Hamas, Ahmed Yousef, ha definito Dahlan “il leader della corrente riformista di al-Fatah”. Ha anticipato che questi potrebbe tornare a Gaza – da dove fu espulso da Hamas dieci anni fa – ed assumersi la responsabilità della amministrazione pubblica. Hamas, ha concluso, resterebbe responsabile della sicurezza interna e lungo le linee di demarcazione con Israele.