Urne chiuse, in Francia, per il primo turno delle elezioni legislative con le quali si procederà al rinnovo dei 577 deputati dell’Assemblée nationale, la cosiddetta “Camera bassa” del Parlamento. Seggi aperti a partire dalle 8 mattutine fino alle 18 serali, con protrazione fino alle 20 in alcune grandi città, con la fortissima prospettiva, a questo punto in fase di conferma, di una netta imposizione del partito “En Marche!” del neo-presidente Emmanuel Macron, a caccia della maggioranza assoluta. Un successo pronosticato ma, probabilmente, non ai livelli delle proiezioni dell’istituto Elabe per Bfm-tv: addirittura il 32,6%, con un numero di seggi che oscillerebbe tra i 415 e i 445. Un vero e proprio boom che, qualora dovesse concretizzarsi, significherebbe una solida conferma della fiducia nel giovane presidente da parte del popolo francese.
Affluenza decisiva
Al contrario delle scorse presidenziali, questo scrutinio non è stato organizzato su base nazionale, venendo suddiviso in circoscrizioni elettorali, per l’appunto 577, ognuna delle quali eleggerà un parlamentare. In termini di affluenza, le legislative francesi non hanno brillato per numero di cittadini accorsi alle urne: la percentuale, alle ore 17, si attestava al 40,75%, in sensibile calo rispetto al 2012 (48,13%) e del 2007 (49,28). Un dato, questo, del quale tenere il debito conto considerando che, contrariamente alle presidenziali, l’astensione potrebbe in questo contesto risultare decisiva: un parlamentare, infatti, potrebbe accedere a un seggio già al primo turno qualora riuscisse a ottenere il 50% più uno delle preferenze, a fronte di un gradimento riscontrato fra non meno del 25% degli iscritti. Qualora tale soglia non fosse raggiunta al primo turno, tutto sarebbe rimandato al secondo per accedere al quale, ai fini dell’elezione, il candidato deve necessariamente aver raggiunto almeno il 12,5% delle preferenze. L’ago della bilancia, quindi, risulterà proprio l’affluenza alle urne considerando che, anche nelle 11 circoscrizioni all’estero già andate al voto la settimana scorsa, si è reso necessario il secondo turno proprio in virtù della scarsa risposta dei votanti.
Macron favorito alla vigilia
Un altro fattore tenuto in considerazione, proprio riguardo le circoscrizioni estere, è stata la fortissima predominanza di eletti appartenenti al partito del presidente Macron, capace quasi di un en plein (10 su 11). D’altronde, i sondaggi elettorali danno in forte vantaggio i candidati del presidente appena insediatosi all’Eliseo il quale, già dalle prime previsioni, era dato verso l’ottenimento di una maggioranza quasi storica a Palais Bourbon: a fronte dei 289 seggi necessari, Macron era stato indicato come viaggiante verso i 400 su un totale di 577. Circa 47 milioni di francesi chiamati a esprimere la propria preferenza (in stato di emergenza, a fronte degli attacchi del novembre 2015, con 50 mila poliziotti mobilitati oggi e il 18 giugno, data del ballottaggio). L’obiettivo del presidente è chiaro: ottenere una maggioranza che consenta una certa libertà d’azione in fase legislativa e, nondimeno, un Parlamento compatto. A distanza siderale, a giudicare dai sondaggi, il Front National, fermo al 13,1%. Più vicini i Républicains (20,9%) ma il margine del partito presidenziale è sempre stato rassicurante. A rincarare la dose di previsioni rosee ci hanno pensato i media belgi che avevano già pronosticato un margine del 30% per “En Marche!”.