Francesi di nuovo alle urne per il secondo turno delle elezioni legislative. Esito scontato, secondo gli ultimi sondaggi che assegnano a La Repubblique En Marche del presidente Emmanuel Macron tra i 440 e i 470 seggi.
Tutta l’opposizione dovrebbe spartirsi i restanti 100: metà ai Républicains, poco più di una ventina ai socialisti, una decina ai radicali di sinistra di Jean-Luc Melenchon, il resto – da uno a 4 – al Front National. Probabilmente sarà Marine Le Pen a fare il suo ingresso per la prima volta in Parlamento (al terzo tentativo è in ballottaggio favorevole nella sua circoscrizione a nord). Ma se i quasi 11 milioni di voti delle presidenziali dovessero portare addirittura a una diminuzione della rappresentanza in Parlamento (attualmente per il Fn i seggi sono 2, ma rischiano di dimezzarsi) la disfatta degli avversari di Macron sarebbe completa.
“Una maggioranza schiacciante rischia di escludere ogni possibilità di dibattito, Emmanuel Macron avrà tutte le chiavi in mano” lamenta Francois Baroin, leader dei Républicains che dovrà anche occuparsi di mediare fra i “Macron-compatibili” del suo partito e gli irriducibili che vogliono stare comunque all’opposizione. Melenchon arriva a mettere in guardia contro un’Assemblée Nationale dove “l’opposizione avrà meno deputati di quelli su cui può contare l’opposizione in Russia”. Eppure, un sondaggio Elabe aveva svelato nei giorni scorsi che il 61% dei francesi avrebbe preferito “correggere” il voto del primo turno, nel senso di un riequilibrio della situazione in campo.
Ma non sarà impresa facile, dal momento che spesso il candidato Lrm promosso al ballottaggio attirerà molto più del proprio avversario voti dispersi di chi è stato eliminato. Pesa poi l’incognita astensionismo, dopo il record del 51,3% stabilito 15 giorni fa: secondo un sondaggio diffuso ieri sera, il 53% di francesi avrebbe già deciso di non andare a votare domani. L’idea prevalente al primo turno che tutto sia già deciso in favore di Macron è diventata ormai una convinzione generale.