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Fox avverte: “L'uscita dall'Ue è al 50%”

Il 2019 sarà l'anno della Brexit. O meglio, dovrebbe esserlo. Non tanto per la situazione ancora altalenante sull'accordo raggiunto fra May e i 27 dell'Ue che, di fatto, ha gettato il governo britannico sull'orlo di una crisi politica, quanto più per la possibilità, esistente secondo alcuni, che l'agognata uscita dall'Unione possa addirittura non verificarsi. Un concetto ribadito quest'oggi dal ministro al Commercio, Liam Fox, brexiteer della prima ora e fra coloro che hanno confermato la fiducia a Theresa May, il quale ha parlato dell'uscita dall'Ue come nient'altro che una possibilità, un 50% che diventerebbe 100 solo nel caso in cui i parlamentari appoggiassero l'accordo. Il ministro ha spiegato al Sunday Times che, qualora il testo fosse respinto, “manderebbe in frantumi il legame di fiducia tra l'elettorato e il parlamento”, vanificando di fatto tutto quanto compiuto finora.

Politica in fermento

In Gran Bretagna, dunque, tutto è bilanciato fra quello che la Brexit porterebbe con sé e cosa accadrebbe qualora vi fosse non un hard Brexit ma addirittura un nulla di fatto. Una possibilità che a Londra iniziano a mettere in conto visto che il voto posticipato incombe senza che May sembri aver trovato il bandolo della matassa. I ministri sono stati chiari: l'accordo negoziato dalla signora May con l'UE, che definisce i termini dell'uscita del Regno Unito e una dichiarazione sulle relazioni future, entrerà in vigore solo con il sostegno della maggioranza in Parlamento. Il leader labrusita, Jeremy Corbyn, ha nel frattempo incalzato la premier a rientrare anticipatamente dalla pausa natalizia proprio per preparare il terreno al voto di gennaio (che avrebbe dovuto tenersi l'11 dicembre).

Strategie post-Brexit

Intanto, c'è chi fa previsioni in caso di un risvolto positivo. Il ministro della Difesa, Gavin Williamson, ha infatti spiegato al Sunday Telegraph che il Regno Unito potrebbe aprire nuove basi militari nei Caraibi e in Estremo Oriente dopo l'uscita dall'Unione europea. Una dichiarazione che riporta a galla voci sulle possibili strategie economico-strategiche che potrebbero aver portato Londra a optare per la Brexit e che prefigurano una Gran Bretagna nuova qualora tutto dovesse risolversi come il referenudm intendeva fosse: “Questo è il nostro più grande momento come nazione dalla fine della seconda guerra mondiale – ha spiegato Williamson -, in cui possiamo riproporci in un modo diverso, possiamo giocare il ruolo sul palcoscenico mondiale che il mondo si aspetta che giochiamo”. Di sicuro, secondo il ministro, ciò che uscirà rafforzato dalla Brexit sarà il legame con i Paesi del Commonwealth.

 

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