“Il dollaro è moderatamente sopravvalutato” e di conseguenza “il deficit delle partite correnti potrebbe allontanarsi ulteriormente di fondamentali di medio termine”, fino ad arrivare oltre il 3% del Pil. E’ quanto si legge nella dichiarazione conclusiva stilata dal Fondo Monetario Internazionale al termine della missione di monitoraggio Articolo IV negli Stati Uniti.
Inoltre il Fmi rivede al ribasso le stime di crescita per gli Stati Uniti nel 2015 e nel 2016. Il Pil statunitense crescerà quest’anno del 2,5% e il prossimo del 3%, meno del 3,1 previsto in aprile per tutti e due gli anni. Il dollaro ha guadagnato il 13% in termini effettivi reali negli ultimi 12 mesi, “un movimento rapido” originato dalle differenze nella crescita, traiettorie diverse delle politiche monetarie delle economie importanti e dal cambiamento di portafogli di investimento.
Secondo il Fondo monetario internazionale gli aggiustamenti dei tassi di cambio sono stati legati a cambiamenti della domanda, tuttavia “il dollaro più forte incide sulla crescita americana, sulla creazione di posti di lavoro e sull’inflazione”. Effetti positivi, ma esiste anche il rischio che “un ulteriore deciso apprezzamento del dollaro possa essere dannoso”.