Le elezioni in Tunisia si stanno rivelando sorprendenti. Dai primi dati exit poll, ricevuti dopo la chiusura dei seggi delle elezioni politiche di domenica sera, contro ogni previsione risulta in testa il partito laico tunisino Nidaa Tounes; solo secondo il favorito partito islamista Ennadha. Poco più di cinque milioni di tunisini iscritti al voto sono stati chiamati alle urne per l’elezione del nuovo – e a tutti gli effetti primo – Parlamento, dopo quattro anni di instabilità politica e crescente malcontento popolare. Ieri circa 13 mila candidati, suddivisi in 1327 liste tra partitiche ed indipendenti, si sono sfidati per ottenere uno dei 217 seggi dell’Assemblea dei rappresentati del popolo, pilastro statale e democratico della nuova Costituzione varata e approvata solo nel gennaio scorso.
Le elezioni del 2011 – le prime dopo le primavere arabe e la caduta del regime di Ben Ali – hanno visto al potere il partito islamico Ennadha (La Rinascita) che era la prima forza del Paese grazie al 37% dei voti a favore. Il suo modello è stato l’islamismo moderato dell’Apk turco rinunciando all’inserimento della sharia nella Costituzione. Il costante aumento della disoccupazione giovanile e del deficit pubblico, nonché la preoccupante avanzata dell’estremismo islamico, hanno provocato malcontento e disaffezione politica nella popolazione. Questo ha aperto la strada al partito laico Nidaa Tounes. Il gruppo nasce nel giugno 2012 per volontà del politico Béji Caid Essebsi per rimediare all’eccessiva frammentazione delle forze liberali del paese e per creare una forza di centro laica. Nazionalista, Essebsi esclude ogni collaborazione con gli islamici. È anche il candidato favorito alle elezioni presidenziali, in programma il prossimo 23 novembre.
