Inizia in modo turbolento la prima seduta del nuovo Europarlamento, riunitosi a Strasburgo senza aver ancora eletto il suo presidente ma, a quanto pare, con alcuni gruppi già con le idee chiare su quello che sarà il nuovo corso. Alle Europee, nonostante la Brexit in atto, si è vista costretta a partecipare la Gran Bretagna ma il sentimento anti-Europa, a maggior ragione con Farage e i suoi presenti alla pleanaria con i loro 29 seggi (primo partito del Regno Unito). Un dissenso strisciante che, sulle note dell'Inno alla Gioia, si è concretizzato in un gesto di protesta che non è piaciuto dalle parti di Strasburgo visto che, al momento dell'inno europeo, i membri del Brexit Party hanno deciso di voltare le spalle, oppure di restare seduti, ricalcando altre famose forme di protesta o, più prossimamente, le reticenze di alcune regioni spagnole ad ascoltare la Marcha Real.
Brexit, un caso aperto
In un contesto come la prima del nuovo Europarlamento, però, il dissenso mostrato dai britannici (ma anche da alcuni sovranisti francesi di Identità e democrazia) ha stonato non poco, confermando come il tema Brexit, rinvii a parte, continui a essere uno degli elementi di maggiore urgenza all'interno del nuovo corso dell'Unione. E il gesto di Farage risuona ancora più forte in un momento di forte tensione a Bruxelles, con la questione dell nomine ai ruoli chiave ancora aperta, fonte di ulteriore divisione in uno scenario comunitario che, invece, dopo le elezioni avrebbe dovuto trovare in fretta la quadra per risolvere alcuni problemi interni. Tra questi, naturalmente, c'è quello della Brexit, il quale rischia una deriva tutt'altro che conforme ai toni moderati su cui l'Unione avrebbe voluto condurre la discussione, visto che al posto di Theresa May, sempre più probabilmente andrà una figura come Boris Johnson, notoriamente sostenitore della linea hard della Brexit.
Le critiche
Naturale che, visto il luogo e il momento, il comportamento degli europarlamentari britannici abbia attirato su di sé le critiche dei colleghi. Per l'ex ministro Carlo Calenda, ad esempio, si parla di “tristezza ma anche maleducazione. Il fatto che non siano in grado neanche di rispettare un inno che è quello europeo e di girarsi mentre lo suonano è una dimostrazione che la più antica democrazia del mondo sta vivendo un periodo di crisi molto profonda, anche nelle maniere, che era una cosa su cui gli inglesi erano univocamente fermi”.