Sembra proprio che la polemica sul massacro degli armeni non abbia fine, anzi, a qualche giorno di distanza si accendono i toni da parte del presidente Erdogan che minaccia: “Potrei espellere almeno centomila armeni che vivono in Turchia”. L’intimidazione non è nuova per il leader turco che già nel 2010 aveva avanzato una simile proposta.
Un duro attacco viene anche dal premier di Ankara, Ahmet Davutoglu il quale ha accusato Francesco di avere aderito a “un fronte del male” che si sarebbe formato contro la Turchia. Il politico ha inoltre definito non vere le parole di Bergoglio secondo cui il massacro degli armeni è stato il primo grande genocidio del XX secolo.
Intanto le affermazioni del Papa hanno coinvolto anche il Parlamento europeo, dove è stata approvata per alzata di mano una risoluzione che riconosce il genocidio degli armeni, rende omaggio alle vittime e propone l’istituzione di una giornata europea del ricordo e deplora ogni tentativo di negazionismo. Passa anche un emendamento che “elogia il messaggio” del Santo Padre. La posizione dell’Ue ha irritato maggiormente la Turchia che in una nota del ministero degli Esteri, fa sapere di “respingere al mittente” la mozione, definita “un esempio senza precedenti di incoerenza in tutti i suoi aspetti”.
Anche gli Stati Uniti si schierano a difesa del Papa sottolineando che il massacro di un milione e mezzo di armeni è “un fatto storico”. Fare chiarezza su quanto accaduto in quel periodo storico, ha spiegato la portavoce del Dipartimento di Stato Marie Harf, è nell’interesse di tutti, “della Turchia, dell’Armenia e dell’America. Le nazioni – ha aggiunto – sono più forti e possono progredire riconoscendo e facendo i conti con elementi dolorosi del loro passato”.