Recep Tayyip Erdogan vuole chiudere la partita di Afrin nel minor tempo possibile. “Mi auguro che entro stasera cada sotto il nostro controllo” ha affermato, destando stupore visto che l'operazione, nonostante l'evoluzione degli ultimi giorni, è ancora lontana dall'essere conclusa.
Rettifica
Poco dopo è arrivata una rettifica da parte della presidenza della Repubblica turca, che attraverso un portavoce ha fatto sapere che il presidente non intendeva dire che Afrin sarebbe caduta, ma aveva solo auspicato che entro stasera sia “completamente cinta d'assedio“. Redur Khalil, rappresentante del Pyd-Ypg, aveva intanto definito “un sogno ad occhi aperti di Erdogan” la possibilità che Afrin cada “così facilmente” sotto il controllo turco. “Sembra che Erdogan sogni ad occhi aperti quando parla di una caduta di Afrin. La città può contare su centinaia di migliaia di abitanti e combattenti che impediranno ai turchi e ai loro alleati terroristi di avvicinarsi alla citta' facilmente. Le conseguenze di un attacco saranno disastrose”, ha avvertito.
Botta e risposta
Erdogan ha assicurato che Ankara ha “preso tutte le precauzioni possibili e ha aperto un corridoio umanitario a est, per permettere ai civili di lasciare l'area con i propri mezzi. Purtroppo però la fuga viene impedita perché abbiamo contro gente senza credo e senza coscienza“. Secondo Khalil invece, la Turchia punta a far uscire i civili solo “per mutare la composizione democratica di un'area a maggioranza curda”. Erdogan ha in ultimo annunciato che Ankara ha preso il controllo di 1.300 chilometri quadrati di territorio nell'area di Afrin, “neutralizzando” (termine che racchiude uccisi e prigionieri) 3.444 terroristi e confermando l'intenzione di portare le operazioni militari a Manbij e nel nord della Siria “fino all'Iraq”, per liberarle dal terrorismo di matrice curda.
L'operazione
L'operazione “Ramoscello d'Ulivo” è stata lanciata da Ankara con l'obiettivo di ripulire l'enclave curda in territorio siriano dai miliziani del Pyd-Ypg, che il governo ritiene terroristi in quanto alleati del Pkk, sigla che da anni porta avanti una battaglia per l'indipendenza dei curdi dalla Turchia.