E'stato un giuramento storico quello di Recep Tayyip Erdogan, ora davvero presidente plenipotenziario per diritto di Costituzione, primo capo di Stato a essere in possesso di poteri esecutivi. Un controllo assoluto dunque, che consente a Erdogan di assumere il ruolo di guida totale del Paese lasciando all'opposizione unicamente la denuncia del crollo degli ultimi barlumi di democrazia. Un passo, quello compiuto dal presidentissimo turco, reso possibile dalla revocazione della legge d'emergenza (entrata in vigore due anni fa) che, se da un lato riporta stabilità nel Paese, dall'altro spazza via l'unica legge della quale Erdogan aveva bisogno per essere al timone della Turchia, dal momento che sarà ora la Costituzione a garantirgli un presidenzialismo a oltranza.
Albayrak alle Finanze
In serata è arrivata anche la lista dei nomi che andranno a comporre la squadra di governo. Requisito fonamentale: fedeltà assoluta al presidente e, insieme, la non appartenenza obbligatoria alla classe politica. E, anche se i deputati non saranno più eletti al ruolo di ministro ma scelti direttamente dal presidente, il cambiamento di registro si legge già nei nomi scelti: alla vicepresidenza (l'unica), ad esempio, vi sarà l'ex dirigente di Turkish Airlines, Fuat Oktay, mentre al Ministero del Tesoro e delle Finanze andrà nientemeno che Berat Albayrak, genero e fedelissimo del presidente, già detentore di un ruolo nella precedente amministrazione e ora alle prese con un dicastero fra i più sensibili, se non il più sensibile, vista la problematica della svalutazione che la lira turca sta affrontando, con conseguenti ripercussioni sull'economia interna e sui mercati.
Ministri chiave
Saranno in tutto 16 i ministri che comporranno il nuovo governo Erdogan: resterà Mevlut Cavusoglu, confermato agli Esteri con delega agli Affari europei, dal momento che tale Ministero è stato accorpato al primo. Restano anche Suleyman Soylu, ministro dell'Interno, e Abdulhamit Gul, alla Giustizia. Al dicastero della Difesa andrà il capo di Stato maggiore, Hulusi Akar. Confermati, dunque, i ruoli nei principali uffici strategici: la sostanza è che, attraverso una squadra di fedelissimi, nominati direttamente da lui, Erdogan eserciterà ora un potere pressoché totale inaugurando un nuovo corso per la Turchia al quale, per forza di cose, anche l'Europa deve guardare con attenzione.