Sul centro di Afrin non sventola più la bandiera curda. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha infatti annunciato che l’Esercito siriano libero (Fsa, gruppo che si oppone al governo di Damasco col sostegno di Ankara) ha preso il controllo della città a nord-ovest della Siria e cacciato i combattenti curdi che vi avevano insediato una loro roccaforte.
Intorno ad Afrin era in atto una battaglia dallo scorso 20 gennaio, la Turchia aveva lanciato l'operazione “Ramoscello d'ulivo” contro i combattenti locali curdi delle Unità di difesa del popolo (Ypg), alleati degli Stati Uniti ma considerati “terroristi” da Ankara. In queste settimane di scontri, sarebbero morti oltre 1.500 combattenti e, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra, oltre 150mila civili hanno lasciato Afrin usando un “corridoio umanitario meridionale” lasciato dalle forze turche e dai loro alleati siriani. Le persone in fuga si dirigono principalmente verso Aleppo, dove è presente un'altra numerosa comunità di curdi.
La Turchia aveva posato il proprio mirino su Afrin per eliminare dal confine turco-siriano le organizzazioni armate curde. Le Unità di difesa del popolo avrebbero legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da anni ingaggia una battaglia separatista con Ankara .