Entro la fine del 2019 l'ambasciata Usa in Israele sarà trasferita a Gerusalemme. Lo ha annunciato il vice presidente americano, Mike Pence, durante il suo intervento alla Knesset. Parole che confermano la volontà di Donald Trump di andare avanti con il contestato riconoscimento della Città Santa quale capitale dello Stato ebraico.
Il discorso
“Sono onorato di essere nella capitale d'Israele” ha esordito Pence che ha auspicato l'inizio di una “nuova era per le speranze di pace”. La decisione della Casa Bianca, ha assicurato, “crea l'opportunità di far progredire i negoziati di pace” tra israeliani e palestinesi. Ma la situazione, in Medio Oriente, è ben diversa da quella raccontata da Pence, costretto, fra l'altro, a ritardare di qualche settimana il suo viaggio proprio per le tensioni seguite all'annuncio di Trump su Gerusalemme.
Tensioni
Che il clima sia caldo lo dimostra quanto avvenuto alla Knesset prima del suo intervento, con 13 deputati della Lista araba unita allontanati dalla camera. Secondo quanto riportano i media israeliani, i parlamentari arabo israeliani sono stati scortati fuori dall'aula dal personale della sicurezza dopo aver brandito cartelli che protestavano contro il riconoscimento da parte degli Stati Uniti di Gerusalemme come capitale di Israele.
Il viaggio
Gerusalemme è la terza tappa del viaggio di Pence in Medio Oriente. Prima del suo discorso il vice di Trump ha incontrato le massime autorità del Paese. Sono previste inoltre visite al Museo della Shoah, Yad Vashem e al Muro del Pianto di Gerusalemme. Il leader dell'opposizione in parlamento, Isaac Herzog ha dato il benvenuto a Pence alla Knesset definendolo un “amico del popolo ebraico e un amico di Israele”. Il primo ministro israeliano aveva invece definito “storico” il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele proclamato dal presidente Trump. Nei giorni scorsi Pence è stato in Egitto, dove ha incontrato il presidente Fattah al Sisi, e in Giordania.