Sarà un governo “all’italiana” quello che Mariano Rajoy (rieletto premier dalle ultime politiche spagnoli) sarà chiamato a formare. Il Partido Popular (Pp) ha la maggioranza relativa ma non i numeri per creare, da solo, una coalizione stabile. Un monocolore, insomma, è escluso. Esattamente come, nel 2013, il Pd si trovò nell’impossibilità di governare e fu costretto a chiedere il sostegno del centrodestra per contrastare la netta affermazione del Movimento 5 Stelle. In Spagna la minaccia, per i partiti tradizionali, è rappresentata da Podemos, che dovrà rinunciare alla leadership della sinistra iberica ma, con il 21,1% si conferma una forza da non sottovalutare.
“Entro un mese dovremmo avere un primo accordo (di governo ndr) – ha spiegato Rajoy – Fino al 19 luglio non si costituisce il parlamento, poi ci saranno le consultazioni del Re”. Il premier uscente ha annunciato che avvierà i contatti con i partiti in vista della formazione di una maggioranza per “una formula di governo” con il leader del Psoe Pedro Sanchez. Rajoy ha detto più volte di auspicare una Gran Coalicion fra Pp, Psoe e Ciudadanos. Il Psoe finora lo ha escluso. Il leader Pp ha ricevuto questa notte una chiamata da Sanchez che si è congratulato per la vittoria dei popolari. I due leader hanno concordato di vedersi. Secondo Rajoy “c’è volontà di dialogo”.
Nel complesso il Pp di Rajoy si rafforza rispetto a dicembre: cresce di 13 deputati, a quota 136 su 350, con il 33% dei voti. In favore del partito del premier ha giocato un effetto Brexit, come sperava, spingendo una parte degli elettori a votare la “sicurezza” contro l’avventura di Podemos. Così i popolari vampirizzano anche il partito moderato emergente Ciudadanos, che scende da 40 a 32 seggi e al 12,8%. I socialisti di Pedro Sanchez si salvano dall’umiliante sorpasso di Iglesias, che annunciavano sbagliando tutti i sondaggi, ma con il 22,7% e 85 deputati perdono altri 5 seggi rispetto a dicembre quando già avevano registrato il loro peggiore risultato. Per il partito viola è una forte delusione. Rimane a 71 deputati con il 21,15%. Iglesias si vedeva già, come promettevano i sondaggisti, alla guida di un governo di sinistra con i socialisti, dopo uno storico sorpasso del Psoe. Questi risultati del secondo turn’, provocato dalla paralisi del parlamento dopo le politiche di dicembre, senza maggioranze chiare e fra veti incrociati dei partiti, rischiano però di non risolvere il problema della governabilità del paese.
Rajoy ha continuato a proporre durante la campagna elettorale quanto ha sostenuto negli ultimi sei mesi, una Gran Coalicion con socialisti e Ciudadanos che garantisca per quattro anni la stabilità del paese in un quadro ‘europeo’. Il leader Psoe Pedro Sanchez finora ha risposto ‘no’. Da soli, popolari e Ciudadanos non arrivano alla maggioranza assoluta di 176 seggi nel Congresso. Il premier uscente si presenta però ora alle trattative con gli altri partiti con una maggiore autorevolezza e da una posizione più forte: quella del solo leader che ha vinto, e non poco, in queste politiche. Rajoy ha rivendicato anche che il partito più votato possa comunque governare, se non altro in minoranza.
Il deludente risultato della sinistra rende più difficile il possibile tentativo di una maggioranza progressista Psoe-Podemos – azzoppata dall’ostilità persponale di Sanchez nei confronti di Iglesias – che potrebbe però cercare di allargarsi ai nazionalisti baschi del Pnv (5 seggi) o ricercare l’astensione degli indipendentisti catalani di Cdc e Erc (17 deputati). Il quadro rimane complesso e assai frastagliato. I quattro leader in campagna hanno detto di essere determinati ad evitare un nuovo ritorno alle urne. Le trattative però si annunciano difficili. E un terzo scrutinio, fra tre o quattro mesi, che tutti dicono di non volere, non appare impossibile.
ll leader del partito socialista spagnolo Pedro Sanchez ha ammesso che il Pp del premier Mariano Rajoy “ha vinto le elezioni” politiche e ha detto di avere chiamato il leader popolare per “congratularsi per la sua vittoria”. Sanchez ha aggiunto di “non essere soddisfatto del risultato del suo partito”, ma ha rimarcato che il Psoe rimane “il primo partito della sinistra spagnola”.